Se si parla di difesa personale si parla di combattimento.
Non sono termini che si possono realmente separare.
Dalla mia esperienza ho imparato che la tecnica e l’allenamento fisico sono gli unici fattori che possono dettare una differenza sostanziale durante il combattimento.
Nelle mie concezioni il combattimento ha solo due tipi di espressione:
-Combattere con le regole
-Combattere senza regole
La differenza è davvero netta e la seconda opzione è decisamente più complicata, se si considera un confronto ad armi “pari”.
L’addestramento al combattimento senza regole richiede necessariamente una notevole esperienza nel combattimento con le regole. In fattori di tempismo, coordinazione, reattività e resistenza l’esperienza nel combattimento con le regole è indispensabile.
Le abilità che si acquisiscono nel confronto diretto sono sostanziali per concepire realmente la difesa personale.
Se si pone la stessa concentrazione agonistica combattendo senza regole, lo scenario tecnico si espande all’infinito, i rischi aumentano esponenzialmente e si possono creare danni importanti.
Il combattimento senza regole si complica ulteriormente se aumentano i contendenti e se si inserisce l’uso di armi o oggetti occasionali.
Non si può quindi, e questo lo dico per esperienza diretta, limitare la difesa personale ad un sistema che la semplifichi.
L’unica cosa che conta è l’ esperienza.
L’esperienza non può essere condivisa; si condivide la tecnica, la meccanica del movimento, il trucco, la tattica, l’idea, ma l’esperienza è come l’ individuo: è personale e può solo essere vissuta.
L’esperienza è di aiuto per se stessi e per gli altri.

COME LAVORO LA DIFESA PERSONALE OGGI
Non serve sprecare tempo con stereotipi, serve capire la differenza che ci caratterizza per usarla nella nostra evoluzione.
Individuale!
Per poter coltivare la propria individualità bisogna conoscersi, e per conoscersi si deve avere “il coraggio” di andare in profondità.
Dopo anni di studio, apprendimento e selezione ho imparato ad insegnare quasi ad ogni livello. Ciò che ho imparato e che identifico con la parola INDIVIDUO è proprio la scelta di non puntare “alla classe”, ma al singolo individuo.
Ci sono infinite differenze che ci caratterizzano. Serve capire la propria natura e il proprio potenziale naturale.
Nel farlo combatto con il loro ego e con la loro autostima cercando di battere il primo e glorificare la seconda.
Il lavoro individuale è molto delicato perché mi porta ad entrare nella testa dell’allievo, capire cosa sa e cosa pensa sul mondo del combattimento e stimolarlo a dare qualcosa in più.
I risultati sono soddisfacenti, se lavoro sulla coscienza e sulla consapevolezza ottengo risultati anche sul piano pratico e fisico.
Le persone mi passano “feedback” incredibili, importanti.
Sono i loro feedback che garantiscono la qualità del mio metodo.

Oggi parlando con un mio allievo gli domando: “Ora che alleni INDIVIDUO, già da tempo, ti senti più sicuro se vieni attaccato?”
La sua risposta ha portato gratificazione al mio impegno e al mio lavoro.

Anonimo: “No credo di no, perchè ora non sottovaluterei l’affronto! Certo so colpire meglio, ma mi sono reso conto di quante persone “brave” (intendeva tecnicamente) esistono!
Non andrei mai a tirare giù uno da una macchina, e manterrei un profilo basso, non lo sottovaluterei e manterrei alta la difesa!”

Bene Luca, ho pensato, stai lavorando bene, “Anonimo” è molto migliorato, ma in realtà è la sua coscienza a renderlo migliore. Hai aperto una breccia di consapevolezza in lui e lo hai reso più forte.

Questo è il vero senso, nessuno è perfetto, nessuno è infallibile e tutti siamo vulnerabili.

Sono passati due anni da quando ho presentato per la prima volta la mia idea di combattimento libero: INDIVIDUO.
Vorrei spiegare meglio come lavoro e qual’è il mio metodo sintetizzando i tre punti fondamentali che differenziano INDIVIDUO dagli altri metodi di combattimento non sportivo:

1. INDIVIDUALITA’:
Il difetto sistematico dei metodi prestabiliti è quello di offrire un programma adattabile ad ogni persona, la classe si muove tutta secondo un schema preimpostato, tutti uguali, tutti lo stesso movimento, logico se quindi solo in due riescono ad usarlo bene.
In INDIVIDUO le cose si muovono al contrario, la tecnica e la tattica sono in definitiva soltanto strumenti per sviluppare attitudine. L’attenzione viene focalizzata sulle capacità in fase di combattimento. Con la sperimentazione costante ogni praticante sviluppa un suo stile, lo fa testandosi in prima persona, con il tempo imparerà a selezionare le tecniche che più si confanno alla sua struttura fisica e alle sue abilità naturali. Solo sperimentando si accumula esperienza.
La realtà è che le persone sono differenti. Lo sono nella struttura, nel carattere, nella mentalità e lo sono nei tempi di apprendimento. Una tecnica può essere essenziale per una persona e pericolosa o inapplicabile per un’altra.
Qualcuno impara un movimento in un giorno, qualcun’altro in un mese, altri hanno bisogno di essere seguite per anni, di ripetere senza arrabbiarsi, gli serve qualcuno che li prenda per mano e li aiuti a fare meglio, con calma, senza nessuna fretta.
Serve creare una relazione stretta con l’insegnante, serve empatia, si deve sviluppare capacità di analisi e comprensione costante.
Questo aspetto è determinante.

2. SINCERITA’ E GRADUALITA’:
E’ molto difficile combattere nello sport perchè occorrono sacrifici che non accettano compromessi. Eccellere è questione di costanza, di attitudine, di predisposizione e di fortuna.
Combattere senza regole è difficilissimo, è pericolosissimo, non esistono categorie di peso, non ci sono salvaguardie arbitrali né preavvisi. Quindi difesa personale cosa vuol dire? che ti insegno qualche tecnica e puoi camminare sicuro per strada?
Non è così facile purtroppo.
INDIVIDUO ti offre la verità: non sei mai pronto, non puoi essere in grado di difenderti da ogni attacco, non lo sarai mai! Perchè anche io che te lo insegno non posso sapermi difendere da chiunque! Ci sarà sempre qualcuno in grado di battermi e questo vale per per ogni insegnante. Quindi nessuno possiede l’invincibilità, né la tecnica o lo stile che vince e prevale sempre. Sono tutte bugie, alcuni movimenti non li puoi proprio fare a nessuno se non ad un compagno che si muove come tu ti aspetti e che quindi agevola le cose.
Perciò dopo non troppo tempo inizi a capire meglio che cosa stavi cercando quando sei entrato in palestra, sai che insieme dobbiamo lavorare per migliorare, e che lo facciamo entrambi.
Quindi in INDIVIDUO ti verrà insegnato che non si tratta di sapersi difendere, ma di saper combattere e l’unica certezza che ti resterà sarà maturare che con l’allenamento lo si può fare sempre meglio.
Durante il corso farai centinaia di piccoli test che ti serviranno per farlo in maniera molto graduale, all’inizio saranno giochi, e a mano a mano che ti dimostrerai pronto l’asticella della difficoltà verrà alzata un po’, l’obbiettivo si sposterà sempre un po’ più avanti, ma mai prima né oltre il passo che stai compiendo.
Il tutto avverà nella massima sicurezza per te (massime protezioni), perchè l’ etica di INDIVIDUO non è violenza. Il tutto avverrà con calma. dovrai sviluppare correlatamente la giusta mentalità e il giusto approccio, la paura è molto difficlie da veicolare, la rabbia molto difficlie da quietare, lo si impara a fare un passo alla volta. Il motto è: “dentro quanto fuori”.
In INDIVIDUO i due aspetti sono speculari ed interconnessi.

3. IL LATO INTERIORE:
In INDIVIDUO ciò che conta non è la tecnica o lo stile che si adotta. Se non sei in grado di gestire il tuo respiro, il tuo mondo interiore, le tue emozioni e la frenesia dell’attività mentale la tecnica e lo stile servono a poco.
La meditazione, l’attenzione rivolta al respiro in ogni fase dell’azione, la concentrazione nel senso profondo del termine, sono tasselli insostituibili che portano a sviluppare un carattere centrato e deciso.
Quindi oltre ad imparare a muoverti, imparerai a respirare, a meditare, sperimenterai lo scontro in sicurezza ponendo attenzione su cosa fai e a cosa stai provando mentre ti confronti.

Dal mio punto di vista, l’ho più volte già detto, la difesa personale non esiste!
Il combattimento senza regole è il giusto nome. Ed è difficilissimo!
I sistemi che propongono la difesa personale sono specchi per allodole e non sono onesti nei confronti dei loro praticanti.
I vari metodi che girano su internet e nelle palestre sono pensati per vendere, questo è il motivo per cui un agonista di sport da combattimento non adotta quelle tecniche né se ne interessa.
La verità è che chi insegna è vulnerabile quanto chi impara, perchè siamo tutti fatti della stessa sostanza. Ci sono persone pericolose e persone non pericolose, ma la realtà sta dietro all’individuo non certo al sistema.
Ho lavorato molto prima di ritrovarmi al punto di partenza, e la verità è sempre la stessa se non accetto la mia debolezza non potrò mai migliorla.
Perchè non la vedo, cerco altro.

A 42 anni ho intrapreso un nuovo cammino, un nuovo percorso di studio e di allenamento. Sono un insegnante di arti marziali da oltre 15 anni e praticante da oltre 20 anni ed è di fondamentale importanza per me aggiornarmi e riconsiderare il mio percorso evolutivo. Non lo è solo per me che ogni giorno mi dedico all’insegnamento, ma lo è per i miei allievi e per il loro percorso personale, agonistico o amatoriale.
Sono da anni un grande fan di Giorgio Petrosyan e Armen Petrosyan, i grandi campioni, coloro che hanno portato la bandiera dell’Italia ai vertici della kick boxing mondiale e Giorgio il fuoriclasse indiscusso.
Ho deciso quindi di accedere al loro corso istruttori per lavorare con veri professionisti e di questa taratura.
-Sono stato diplomato insegnante di MMA nel luglio del 2003 da Davide Ferretti.
-Sono stato diplomato insegnante di Krav Maga nel febbraio del 2008 da Shackar Israeli e Eli Ben Ami.
-Sono stato diplomato e ho concluso ogni livello di Krav Maga civile con Gabi Noah dal 2011 a 2017.
Quindi non è la prima volta che mi dedico allo studio di un’arte o di uno sport in maniera professionale.
Dopo quattro mesi, dopo giornate e incontri formativi, posso dire che questo è certamente uno dei corsi più seri e dignitosi che io abbia mai frequentato.
Per me ogni minuto di ogni giornata impegnata nella palestra dei fratelli Petrosyan è stata un’ esperienza che non scorderò mai. Il mio idolo è diventato il mio maestro e questo ha dato inevitabilmente un valore aggiunto al corso, e devo ammettere che essendo un emotivo durante lo svolgersi delle lezioni non è stato raro che mi si alzasse la pelle d’oca.
Non voglio entrare nel dettaglio pratico perchè le abilita tecniche di Giorgio non sono discutibili, e non voglio raccontare la struttura del corso perché lo ritengo riservato; preferisco parlare di quello che ho vissuto e di quello che ho provato.
Giorgio Petrosyan ha tenuto ogni lezione coadiuvato nell’insegnamento dal fratello Armen.
Il corso è iniziato il 28 aprile e cioè 8 giorni dopo che Giorgio ha combattuto a Manila contro Jo Nattawut. Mentre lo ascoltavo insegnare e ancora non realizzavo pienamente di essere lì ad imparare, mi meravigliavo della calma e della serietà con la quale impostava la lezione, le informazioni uscivano dalla sua voce e dai suoi occhi con una profondità alla quale non ero abituato.
Nei giorni passati con i fratelli Petrosyan ho capito che cos’ è veramente l’umiltà.
Giorgio è veramente umile, non deve impegnarsi e fingere di esserlo, lo è di natura.
Spesso si dà al termine umiltà un errato significato, sono in molti a considerarsi umili, alcuni mostrano di esserlo per raccogliere consensi e rispetto, ma l’umiltà non è mai opera di vanto, non è un modo per mettere in luce se stessi.
L’umiltà è lo strumento che ci permette di entrare nella profondità delle cose, senza lasciare spazio all’arrogante convinzione che noi possiamo fare meglio di quanto ci viene detto.
Mentre ognuno vanta ciò che è e ciò che ha fatto, mentre in molti credono di essere eterni ed invincibili, Giorgio ha sempre dimostrato con i risultati che le parole sono come il vento che soffia e passa, servono si, ma solo ad organizzare il lavoro e comunicare e non a far sventolare la coda del pavone.
Io imparo a restare zitto, ad ascoltare senza filtrare con presunzione e mi dedico all’arte del combattimento con lo spirito di un bambino che vuole conoscere il mondo.
Ciò che Giorgio mi ha passato più di ogni altro non è tanto nelle tecniche né nel metodo, ciò che considero di valore inestimabile e l’esempio. Ciò che lui rappresenta per me non è solo ciò che ha fatto nella sua carriera, ma l’esempio di quello che si deve essere per poter restare in vetta, per non bruciarsi con le proprie mani né con le proprie arroganti affermazioni.
In silenzio con dedizione verso una nuova direzione, senza pretese, senza fretta, con responsabilità, con maturità, con vera passione, un altro passo importante che si spalmerà nei miei giorni futuri come un balsamo rigenerante.

Questo articolo é dedicato a tutti i neofiti e aspiranti atleti.
Se non ti sei mai allenato, se hai problemi di coordinazione, di voglia, di tempo, di fiducia in te stesso, se non sai da che parte iniziare questo articolo è stato scritto per te e potrebbe aiutarti a muovere i tuoi primi passi nel mondo delle palestre.
Ogni sportivo deve coltivare dentro di sé la giusta motivazione affinché lo sostenga nelle difficoltà e lo porti a raggiungere i suoi obbiettivi, ma questo non è un tuo problema adesso, a te serve partire e capire come mantenere con costanza l’allenamento.

1. NESSUN CONFRONTO
Quando si entra in una palestra per la prima volta, ovviamente ci si imbatte in modelli di atleti esperti che possono creare soggezione. Ci si può sentire incapaci guardandoli allenare, e si può arrivare a pensare di trovarsi nel posto sbagliato. Ci si convince che quelle cose non fanno per noi, che non le potremmo mai fare e che forse stiamo sprecando tempo.
SBAGLIATO!
Un atleta non nasce tale, lo diventa dopo anni, se pratica da molto tempo ha interiorizzato automatismi e sviluppato capacità, esattamente quello a cui tu aspiri! Quindi usalo come esempio e non come confronto, con il tempo lo conoscerai e potrà darti consigli utili e aiutarti.

2. UN PASSO ALLA VOLTA
Piccoli passi sommati portano lontano. Tanti piccoli obbiettivi superati portano ad un gran risultato! Il lavoro va distribuito e alleggerito.
Se non ti sei mai allenato alcuni movimenti possono sembrarti strani, forse addirittura innaturali. Affronta il “nuovo” un po’ alla volta, senza fretta, cerca di affinare i fondamentali e di imparare i principi che stanno alla base del movimento. La pratica e la ripetizione ti aiuteranno ad affinare ogni gesto.
Datti piccoli obbiettivi che possano essere superati facilmente, suddividi ciò che ti sembra difficile in tante piccole azioni di miglioramento progressivo.
In questo modo sarà più difficile cadere nella trappola della demotivazione.

3. FIDATI DEL TUO INSEGNANTE
Le cose necessarie da fare per ottenere ciò che ti sei prefissato non le conosci.
Se ti affidi ad un professionista, segui le sue direttive, spesso queste andranno in contrasto con l’idea che ti sei fatto sull’argomento, però raramente fantasia e realtà si sposano… considera che se il tuo istruttore è preparato ha metodi e conoscenze utili a sviluppare le tue capacità. Il motivo che ti ha portato a praticare è la visione di un te stesso migliore, più forte, più abile, più allenato, ma non sai farlo da solo. Se hai preso l’ iniziativa e sei entrato in un mondo a te nuovo e per nulla familiare non fissare paletti, evita i preconcetti e concedi fiducia a chi ti osserva. Non sentirti giudicato è infantile e controproducente.

4. DIVERTITI OGNI VOLTA
Si deve sviluppare la capacità di trovare l’aspetto divertente di ogni sessione di allenamento che non piace, questo consentirà di sorvolare la fatica con più facilità. Scoprirai che esistono aspetti che non immaginavi, a mano a mano che entrerai in profondità comincerai a vedere un quadro più ricco ed evoluto.
Ogni dettaglio può risultare influente e quindi, a tal proposito, scopri ciò che ti diverte di più e sommalo con ciò che hai capito essere necessario e migliorerai volta dopo volta.

5. NON AVERE FRETTA
Il detto “Roma non è stata fatta in un giorno” calza a pennello, a volte il fatto di non conoscere i rischi ci può inconsciamente spingere oltre le nostre attuali capacità o possibilità fisiche; non serve e non si devi avere fretta, si corre il pericolo di incombere in un infortunio. A suo tempo ogni cosa può essere fatta, non serve correre. E’ importante capire i dettagli, passo dopo passo.

6. PRENDI DELLE PAUSE
Cerca di capire quando hai raggiunto il limite, non spingere troppo oltre, ma attenzione: non anticiparne l’arrivo per un eccessiva paura. Il limite si supera spingendo un minimo oltre le proprie capacità, ma serve maturità, non esagerare è comunque un sano imperativo.
Prendersi una pausa di recupero può aiutare a concludere meglio la sessione rimasta. Senza eccedere è importante fissare delle pause e defaticare i muscoli interessati.

7. NON ESITARE A CHIEDERE SE NON HAI CAPITO
Questo consiglio è tra i miei preferiti! Quando non sai: chiedi! Il tuo istruttore è tenuto a spiegarti e guidarti alla corretta esecuzione del gesto. Non capirai al primo colpo, serve tempo e pratica per ottimizzare più dettagli insieme, ma almeno non farai di testa tua e ti affiderai a qualcuno di certificato e di preparato.
La regola vale all’infinito, se non sai chiedi, richiedi e chiedi ancora, finchè la tua mente non dirà: aahh, ecco.. ora ho capito!

8. SII OBBIETTIVO
Inutile denigrarsi né tanto meno glorificarsi, lascia le considerazioni del caso a chi ti sta formando, se sarà onesto non potrà che dirti che, anche se poco, stai crescendo, che stai migliorando. Se avrai avuto costanza qualcosa sarà accaduto per forza. Dal vertice opposto conserva sempre umiltà non mostrare vanti, anche se arriverai a superari atleti inizialmente più bravi di te, conserva un basso profilo e sarai sempre rispettato ed apprezzato dal gruppo.

9. IMPARA DA TUTTI
Un esempio vale più di mille parole, se sei l’ultimo arrivato chiunque può essere un modello da cui apprendere qualcosa. Ogni persona tende a personalizzare l’informazione ricevuta, questo ti permette di congelare gli aspetti prevalenti, perchè si ripetono indipendentemente dall’interpretazione, quelli sono i fondamentali, ciò che non può mancare. Parti da lì in caso di dubbio.

10. NON RIMANDARE E NON TROVARE SCUSE
Spesso capita che l’entusiasmo si affievolisce durante il passare dei giorni e partire da casa o da lavoro per andare in palestra diventa pesante, sbuffi pensando che questa sia l’ultima delle scelte accattivanti che il tuo cervello può offrire. OCCHIO!! ecco il tranello. Si, perchè quando invece capita che lo fai anche contro voglia scopri uscendo dalla doccia che in fondo n’è valsa la pena e che la noia è passata…
Ricapitoliamo un momento, cerchiamo di dare un significato a questa forma di pigrizia.
Dunque avevi un desiderio: imparare, metterti in forma, conseguire dei risultati, dimagrire, avere un bel fisico, volevi imparare a difenderti, volevi imparare a combattere ecc. ecc.
Hai constatato che pensarlo, immaginarlo, non equivale a farlo perchè l’immaginazione non aveva considerato tutte le difficoltà.
Quindi rinunci e torni alla vita di prima.
Ti rispondo così: sognare fa parte della natura umana, é qualcosa che nonostante le circostanze ci mantiene liberi. Provare a materializzare un sogno ha di per sè qualcosa di eroico, di avventuriero. Ci toglie dalla routine, dal vortice della noia, dell’autocommiserazione e della depressione.
Lo sport è movimento e il movimento è vita. Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, la trasformazione deve avere matrici positive per renderci sereni, rinunciare alimenta la parte più buia che sempre dubita e che si alimenta di ipercriticità e invidia, tutti aspetti negativi. Rinunciare non significa solo perdere un occasione, rinunciare significa non vivere, significa avere paura, il tempo passerà comunque e allora tornerai a pensare che avresti dovuto farlo. Come siamo lo sappiamo già, ma é ciò che possiamo diventare che non mettiamo mai sul piatto della bilancia, e questo può essere determinante per noi e per l’esempio che lasciamo ai più giovani. Se fosse per una persona che ami veramente non molleresti, perchè mollare se si tratta di te stesso.

Al di là della motivazione, fissare un obbiettivo, ti permette di prenderti cura di te stesso, di prenderti uno spazio solo per te e di imparare qualcosa di nuovo. Imparare a fare con il tuo corpo movimenti che prima nemmeno sapevi esistessero, va ben oltre il bisogno di sentirsi belli in costume da bagno. Imparare qualcosa che puoi usare autonomamente resta, ti occupi della funzionalità del tuo corpo e della complessa bellezza che il suoi movimenti possono scaturire.

Oggi il tempo sembra aver preso un’impennata e aver riportato le temperature ad un giugno ordinario e questo ha reso il palazzetto di Borgaro un vero pentolone di calore, che ci ha fatto sudare anche quando restavamo fermi.
Gli spalti erano colmi di gente ed erano molte le persone presenti a seguire le gare di combattimento sportivo anche al di fuori delle gradinate.
I nostri ragazzi si sono preparati ed hanno affrontato le sfide cercando di seguire la linea di allenamento preparata in palestra nelle settimane passate. Chi più chi meno ha mostrato un miglioramento strutturale e questo è un bene, ma come ogni volta dal mio punto di vista le cose da aggiustare e rifinire restano molte.
In ogni caso io sono contento delle performance dei miei ragazzi, li conosco, li stimo per la loro volontà di fare sport, e nello stesso tempo li tengo d’occhio, li studio e cerco di trovare per ognuno di loro la strada utile a farli salire e migliorare come atleti e come persone. Non è mai uguale, ogni individuo ha necessità differenti!

MANUELA:
Combatte di boxe e K1 light. Si vedono miglioramenti sui fondamentali, ma come dico sempre serve allenamento. Avversaria facile di boxe light che abbandona malamente il combattimento appena si accorge di essere impreparata per la situazione. Niente da imparare. In ogni caso la posizione di guardia e gli spostamenti sono subito più belli.
Nel secondo match incontra una ragazza preparata che gestisce bene per due riprese, ma perde nettamente la terza per carenza di fiato. Questa volta la mente è buona, ma il fiato pessimo e deve essere assolutamente curato per i prossimi match.
Il match viene prima perso e poi vinto, nel senso che durante l’incontro c’è stato un cambio d’arbitro che fungendo anche da giudice, ha esaminato solo le ultime due riprese non considerando però la prima. Stupiti dopo il match abbiamo mostrato questo all’organizzazione e il verdetto è stato convertito in vittoria. In ogni caso: ALLENAMENTO!
Boxe light:

K1 light:

EMANUELE:
Ema combatte di grappling perché, come ogni volta capita, ci si prepara per le MMA light e per la K1 Light, ma le organizzazioni creano disguidi o hanno difficoltà a trovare l’abbinamento e gli piazzano in ultima sede un incontro di lotta. Sedati da queste circostanze io ed Ema abbiamo imparato a guardare il lato positivo della cosa: “queste gare sono solo prove. Prove che ci servono per raggiungere qualcosa di più grande e per avere una sufficiente esperienza in ogni area del combattimento per quando arriverà il giorno”.
Maturato questo affrontiamo la lotta usando una tattica spesso utilizzata e vincente, la tattica che noi definiamo: “Della mezza guardia” dalla quale riusciamo ad azionare un gioco non ortodosso e pericoloso.
Dopo tre minuti nei quali tutto sommato si nota una certo eccessivo atteggiamento difensivo, Ema attacca e chiude con una sedia elettrica (leva che agisce sulle gambe). Tecnica che lo ha reso conosciuto e rispettato. Ovviamente in cantiere abbiamo tante altre piccole gabbia pronte a scattare.

MARCO:
Quando incontro Marco nel palazzetto lo percepisco subito teso, nervoso. Ne parliamo cerchiamo di affrontare la difficoltà. Quando l’indecisione si presenta prima di una gara non la si supera facilmente, si deve annullare il fattore di pensiero negativo convertendolo il più possibile con operazioni di ricontrollo della propria struttura e dei propri mezzi in fattore di attacco e difesa, perché in termini pratici è quello che ci serve di più quando saliamo sul ring. Marco tiene il match, ma è poco attivo, non si vede intenzione né volontà di spingere. E quindi non lo materializza molto.
Avrebbe potuto fare di più perchè strutturalmente si nota un miglioramento nelle posizioni, ma serve molta pratica.
Se l’emotività prende il sopravvento si spegne la capacità di calcolo e si rischia di passare il gioco in mano all’avversario.
Serve molto allenamento fisico.
E poi Marco più convinto se vuoi combattere!!

ALESSANDRO:
Combatte al di sotto delle proprie capacità, si chiude troppo in difesa e tentenna troppo a prendere iniziativa, piazza colpi interessanti, ma non dimostra superiorità e non convince la giuria che passa la vittoria al suo avversario che invece risulta più incisivo.

MATTEO X TITOLO ITALIANO DILETTANTI:
Affrontiamo un avversario con un curriculum di rispetto nel pugilato e quindi pericoloso di braccia.
La nostra tattica entra a pieno, con calci e ginocchiate l’avversario viene contato sullo scadere della prima ripresa proprio grazie ad una ginocchiata sx. La seconda ripresa vede un avversario deciso a risalire, ma Matteo riesce a contenerlo bene e aggiudicarsi anche questa ripresa. Nella terza ripresa la nostra tattica viene a compimento e, dopo aver ferito con le gambe il corpo, inizia ad aprirsi lo spazio nella guardia per far passare i colpi al viso, l’avversario viene contato altre due volte e la campanella lo risparmia da una punizione più amara.
Davvero un bel match, che stringe una cintura sulla pancia di Matteo, la prima….

In questa domenica di maggio, che sembra aver anticipato i tempi ed essere fuggita da un caldo luglio, gli agonisti della Reactive club hanno preparato i borsoni e sono entrati nel palazzetto di via Moncrivello per testarsi nel confronto sportivo.
Anche oggi abbiamo vissuto una giornata sportiva di qualità! i ragazzi hanno imparato molto e hanno mosso importanti passi di crescita. Indipendentemente dai risultati, hanno fatto onore alla Reactive club che viene rispettata per la sportività, il fair play e l’umiltà durante le gare.
Il fatto che i ragazzi siano cresciuti con me, mi permette di creare quel feeling e quella fiducia utile a decifrare la loro individualità; cosa serve per far emergere al meglio le rispettive qualità naturali e il tipo di gioco più consono alla predisposizione.

RICCARDO LUDOVICI: Ricky deve affrontare due match. Nel primo combatte contro un avversario che cerca la lotta, si fa trovare pronto negli scambi in piedi, ma subisce due proiezioni e questo lo penalizza, ciononostante mostra ottima difesa nel combattimento al suolo e non subisce colpi. Usa attacchi differenti: prova una ghigliottina, inverte posizione e piazza pugni.
Il punteggio però dato delle proiezioni e dalle posizioni di dominio da parte dell’avversario non gli consentono di vincere. La sua combattività però viene premiata da molti commenti positivi post match.
Nel secondo combattimento domina e gestisce l’avversario. Migliore nel lavoro in piedi, non lascia spazio alla lotta cercata dall’avversario, involontariamente colpisce l’inguine due volte e questo gli costa un punto di penalità che non gli consente di vincere, si deve accontentare di un pareggio, ma i presenti hanno subito commentato che il vincitore doveva essere lui.
C’ è stata una chiara evoluzione tra il primo ed il secondo match, il lavoro impostato nei giorni passati lo si è compreso meglio sul campo di battaglia. La tattica inizia a definirsi, Ricky capisce cosa gli ripeto tutti i giorni, ciò che gli sto insegnado sta venendo fuori, perchè lui capisce ciò che dico vivendolo nel combattimento. Questo lo ripeto da tempo, senza un test tutto resta teorico, senza esperienza diretta restano solo movimenti sterili.

1°match

2° match

MARCO CAFASSO: Marco non combatte dal 16 luglio scorso e questo, aggiunto al fatto che è già quarantenne, è un grosso ostacolo da superare. Ciononostante Marco fa il suo match di rientro combattendo in modo pulito, ha eliminato alcuni errati automatismi che hanno caratterizzato il suo vecchio modo di combattere e ascoltando i miei consigli e testandosi nuovamente in gara comincia a capire quale è il modo più intelligente per lui di usare la k1, come creare un gioco nuovo che si appoggia sulle sue caratteristiche. Sono sicuro che tornerà alla grande negli appuntamenti successivi perchè ora sa cosa deve fare e che tipo di stile perfezionare. Perde contro un avversario che si concede molto sportivamente per un incontro di light, avendone uno di contatto pieno di li a poco, ma scende fiero di aver rotto il tempo di pausa che lo ha tenuto lontano dalle competizioni.
Le riprese del match sono state tagliate round per round.

1° round

2°round

3°round

ALESSANDRO ALBANESE: Ale non combatte da molto, è fermo dal 12 febbraio del 2017 e rientrare è comunque psicologimente molto difficile, l’avversario e un ragazzo non alle prime armi e di una forte scuola genovese. Nelle prime riprese Ale non inquadra la distanza lunga e subisce calci che avrebbe, con un po’ di lucidità in più, potuto prevenire e usare per il contrattacco. Però nella terza ripresa qualcosa si smuove dalle fondamenta forse le mie parole tra le pause, o le urla durante il confronto, fanno riemergere una certa volontà, proprio quella che serve per prendere spazio verso la vittoria, dando così vita ad una ripresa molto emozionate. Due round per l’avversario uno per Ale. Purtroppo non basta.
Il rientro è stato buono perchè la terza ripresa ha spento i dubbi del rientro, siamo pronti ad impostare una tattica e uno stile vincente.

EMANULE MOGAVERO: Affronta un avversario più pesante due volte e in due discipline differenti. Ema chiarisce in entrambi gli stili che la superiorità tecnica e fisica sono dalla nostra, non lascia quasi possibilità di espressione nelle MMA light perchè controlla ogni fase del match: proietta, domina le posizioni al suolo e colpisce maggiormente negli scambi in piedi segnando duramente il viso del suo avversario. Dopo una mezzora la sfida ritorna con il Grappling, Ema in un minuto chiude una sedia elettrica che lascia tutti esterrefatti. Di li a poco vediamo persone nel palazzetto emulare le gesta e cercare di capire la tecnica usata da Emanuele.

MMA light:

GRAPPLING:

MATTEO MAZZA: Sale sul ring, ci guardiamo negl’ occhi, senza parlare ci capiamo, qualche consiglio iniziale. L’avversario si presenta mostrando il monkol (una specie di corona tipica della muay thai) e i prajiet ai bicipiti (lacci tipici della tradizione della muay thai). Questo non ci spaventa perchè già dalla prima la superiorità di Matteo è evidente. Spinge tre riprese senza perderne una. Matteo combatte ogni mese vincendo ogni sfida da un anno, il prossimo match sarà per la cintura.

Oggi Matteo ha rappresentato la nostra scuola e lo ha fatto con grinta. Gli altri fighters, chi per lavoro o chi per studio, sono rimasti fuori dalle competizioni di questo mese. Siamo entrati nel palazzetto con tutta la concentrazione e la calma necessaria, ci siamo scaldati senza fretta e siamo saliti sul quadrato di gara pronti e fiduciosi della nostra preparazione e dell’angolo.
Tuttavia l’imperativo è non sottovalutare mai, specie perché non sappiamo le abilità e il gioco che ha in mente il nostro avversario.
Infatti ci è capitato un match che non ci aspettavamo, il nostro avversario si teneva a lunga distanza e, al contrario di ciò che spesso ci capita, evitava drasticamente il confronto diretto. Nelle fasi di corpo a corpo, ha applicato proiezioni vietate; lo han fatto più volte venendo prima richiamato e poi ammonito dall’arbitro che gli ha sottratto un punto. Nonostante ciò non è venuta a mancare la concentrazione necessaria per dominare lo scontro. Matteo piazza più colpi e si aggiudica ogni ripresa. Nella terza ripresa inizia a controllare il combattimento e entrare con attacchi più significativi che hanno segnato il volto dell’avversario.
Un’altra tacca di esperienza si è aggiunta sul nostro trascorso, e ancora una volta torno a darmi ragione comprendendo che ogni avversario ha il potenziale per stupirti con cose che non ti aspetti; ecco perché è importante arrivare lì sopra ben concentrati perché non bisogna farsi sorprendere, ma sapersi adattarsi al cambiamento con attenzione e carattere.
Ora siamo già proiettati al prossimo evento, ci aspettano tante altre sfide e nuovi traguardi da superare ed è importante farsi trovare pronti.

Ecco il video

Insegno e mi alleno nelle arti marziali da molti anni e ho, a mio modo, sviluppato una visione d’insieme su ciò che significa combattere. Ho investito e investo molto tempo nello studio del combattimento, ho fatto esperienza in ogni settore, cercando di affinare ogni giorno un qualche dettaglio che mi facesse crescere e capire. Più imparo e più sono portato a formulare a me stesso domande complesse, domande che però trovano quasi sempre risposte semplici. Ho capito che il miglioramento dell’individuo è il fine della mia ricerca. Non esiste un limite a questo aspetto e non esiste un uguale, ma solo similitudine.
Per anni ho in vano cercato un utopico “io” perfetto, in grado di vincere ogni sfida e ogni combattimento; un sistema, uno stile, un segreto che mi desse un vantaggio rispetto ad un ipotetico avversario immaginario . Ho cercato di usare lo sport e l’agonismo per testarmi, per mettermi alla prova. Ho cercato di raggiungere vette insormontabili, ma lungo il cammino mi sono fermato, prima o poi sapevo che sarei caduto, e così è stato, la verità è che ero già vecchio per puntare a diventare un grande campione. Ancora una volta guardavo le cose senza prospettiva, avrei presto però imparato che mi serviva una visione più matura.
Ho piegato quindi il mio bisogno di prevalere in una tasca e ho continuato ad allenarmi e a studiare, cercando di superare ogni giorno nuovi traguardi. Devo riconoscere che intraprendere correlatamente un cammino spirituale, mi ha aiutato ad espandere la visione di me stesso. Ho imparato ad essere meno sfrontato, meno presuntuoso e a conservarmi. L’infortunio mi ha messo molte volte di fronte alla realtà. Ho dato sempre più importanza all’autostima e sempre meno all’ego. Ho studiato e letto la vita di tanti grandi campioni, ho compreso le loro difficoltà e le loro debolezze. Ho imparato molte cose, cose scontate, forse ovvie, talmente ovvie però da essere tralasciate per mancanza di esperienza e di maturità. Ho imparato a mie spese che siamo fragili, che ci usuriamo con il passare del tempo, che ogni dura battaglia lascia un segno, che la violenza genera violenza e che nessuno è invincibile, perché anche il più grande campione viene sconfitto.
Non avevo mai veramente pensato di accettare la mia vulnerabilità, e questa si è sempre opposta al mio ego.
Raggiunta una certa coscienza però, sono ripartito proprio dalla consapevolezza di essere vulnerabile e, conscio di questa debolezza, ho stilato le basi della mia filosofia di combattimento: INDIVIDUO.
Ho capito e capisco ogni giorno che il vero nemico da battere è la propria paura, ma non solo una paura legata all’umiliazione o al dolore; una paura molto più grande: la paura di non poterci riuscire e di non avere possibilità di successo. Questo è ciò che passo alle persone che affidano la loro preparazione a me. Con il tempo e solo dopo molti errori, e perdite, ho capito come aiutare una persona a tirare fuori il meglio di sé stessa. Alcune volte fallisco perchè non riesco a battere i loro pensieri, il loro dubbio, il loro confronto con i dati di fatto, INDIVIDUO mette in luce la debolezza, ma è solo accettandola che si capisce quali sono i passi che muovono in direzione opposta. Motivare aiuta a non mollare, e non mollare è un imperativo di chi combatte.
Se si è pronti a perdere, se lo si mette in conto, se non si lotta disperatamente per cercare l’invincibilità, si libera la mente da molti pensieri e da ricerche inutili, si superano molte paure, inutili vanità e false convinzioni. Non ci si fa abbagliare da movimenti troppo prestabiliti e si impara l’umiltà e il sacrificio. Si impara a dare valore ai piccoli passi, ai piccoli traguardi, alla concretezza di ciò che miglioriamo più che alle grandi aspirazioni. Si comincia a misurare le cose per quelle che sono, e ci si mette sempre in discussione. Ogni ricerca viene affrontata con maturità, con coscienza. Questo è il mio modo di crescere e di vivere tutti i giorni che dedico allo studio del combattimento e delle sue relazioni filosofiche e spirituali con la vita. Partendo dalla sconfitta e dalla debolezza della natura umana ho cercato un miglioramento a più livelli.
Insegno ogni giorno da anni ormai, e questo mi ha permesso di conoscere tante persone e di relazionarmi con le loro idee di scontro. Ho imparato ogni volta qualcosa di diverso. Ogni diversa prospettiva mi ha rivelato qualcosa, anche solo un aspetto o un dettaglio, che ho preso in un qualche modo in considerazione e che mi ha permesso di capire cosa comunemente si cerca nel combattimento. Così facendo ho imparato quali sono le ideologie che accomunano le persone e che cosa vogliono e perché decidono di iniziare la pratica. Ci sono diverse similitudini nel modo di immaginare lo studio delle arti da combattimento, nonostante le innumerevoli differenze caratteriali che esistono da persona a persona.
Un aspetto comune predominante è la ricerca o il miglioramento della fiducia in se stessi, si vuole combattere o anche solo imparare a farlo per sentirsi riconosciuti e rispettati. In molti casi ho riscontrato un difficile rapporto con la figura paterna e in altri casi molta rabbia accumulata.
Ognuno a modo suo carica tensione nel corso della vita, e spesso capita che si cerchi una valvola di sfogo nel confronto per un senso di rivalsa. Il fascino e la curiosità che il combattimento scaturisce sono altri aspetti comuni e sono legati all’immagine che i vari attori/artisti marziali hanno negli ultimi 50/60 anni istituito nel cinema e nella televisione.
Nella propria mente tutti vogliono vincere e cercano a loro modo, di imparare a farlo, nessuno accetta mai la possibilità di perdere, o per lo meno considerarlo come parte di un tutto.
A mio parere se non si concepisce la sconfitta si analizza il combattimento solo a metà. La storia degli sport da combattimento ha insegnato che sono rarissimi i casi di imbattibilità, anche i più grandi hanno perso. E’ impossibile evitare il deterioramento e la fragilità quindi anche l’apice è solo un breve momento o periodo indefinito, e comunque relativamente breve. Ma nessuno considera che sentirsi forte è solo un momento. Si deve imparare per essere non solo per dominare. Allora sono arrivato alla conclusione che conta più il viaggio che la destinazione. Perché è proprio durante il viaggio che si vive la vita. Come il respiro, la vita si mantiene nel presente, mentre la mente e la fantasia si posizionano sempre in punti imprecisati avanti o indietro nel tempo, ma mai adesso.
La presenza è la vera arma che si sviluppa, la presenza garantisce la calma. La calma garantisce attenzione. L’attenzione garantisce precisione. E la precisione dipende dall’allenamento fisico. L’allenamento fisico dipende molto dalla qualità del pensiero.
La qualità del pensiero dipende dalla meditazione e dalla propria centratura.
Nessuno di questi aspetti andrebbe tralasciato, sono parti intrinseche e dipendenti le une dalle altre. Sono il mio modo di vedere le sessioni di ogni giorno e di condividere la mia esperienza.

A distanza di un anno e mezzo da quando ho iniziato a lavorare ad INDIVIDUO, il mio programma di addestramento al combattimento da strada, ho pensato fosse utile al suo sviluppo porre alcune domande alle persone che lo hanno praticato con me lungo questo lasso di tempo.
Ho pensato che la mia prospettiva di INDIVIDUO potrebbe sorvolare alcuni dettagli ed alcuni aspetti importanti, forse dandoli per scontati. Ho quindi ritenuto utile allo sviluppo di INDIVIDUO stesso considerare le opinioni di coloro che lo praticano e lo studiano come me.
Ho sintetizzato tre semplici domande per cercare di capire quello che ho passato, e quello che hanno recepito ed interpretato a loro modo finora.
Ciò che mi ha colpito è che seppur hanno assistito alle stesse lezioni, ognuno di loro ha sviluppato un cammino differente all’interno dello stesso corso. Invece che fossilizzarsi tutti secondo gli stessi canoni, il gruppo ha dimostrato interessi e sviluppi differenti. Importante per me scoprire quanto la mia esperienza si sia plasmata sulla loro pelle, sulle loro emozioni e sulle loro idee di scontro.
Non li chiamerò per nome, ma userò delle lettere, rispettando il loro pensiero con l’anonimato. Lascio dunque ora libero spazio alle loro parole.

1. QUALI SONO, SECONDO TE, LE CARATTERISTICHE CHE DIFFERENZIANO INDIVIDUO DAGLI ALTRI SISTEMI DI COMBATTIMENTO?

A. Credo che Individuo sia una disciplina che cerca di ampliare gli orizzonti e le tecniche di combattimento e della difesa personale.
Cercando di mettere insieme le varie tecniche di combattimento delle varie discipline, fa si che si porti a conoscere e ampliare le varie situazioni in cui una persona può trovarsi in fase di combattimento o difesa personale.
Le situazioni che una persona può affrontare sono tante.
Individuo permette di studiare gran parte di queste situazioni.

B. Individuo è un sistema di lotta che unisce tutte le arti marziali con “trucchetti” da strada.
Molto utile all’autodifesa e molto realistico non essendoci schemi precostituiti.

C. Individuo nasce dalla esperienza e dalle conoscenze dell’ allenatore.
Gli altri sistemi, per potersi diffondere, devono essere una serie di tecniche schematiche, imposte agli istruttori, che non sempre le sentono proprie, e che permettono di difendersi unicamente ad attacchi prestabiliti.

D. Individuo si differenzia dagli altri sistemi di combattimento principalmente perché la sua metodologia e la sua tecnica si attendono alla concretezza, all’effettività di ciò che potrebbe accadere nella realtà.

E. In particolare l’assenza di regole e maggior capacità introspettiva e una visione d’insieme, poiché si considerano più aspetti, come ad esempio l’ambiente circostante, eventuali pericoli, la gestione mentale ed emozionale non legate alla performance, ma ad un rischio effettivo e reale.
La sfida più grande è lavorare in modo costante per arrivare ad avere e mantenere lucidità mentale nel caos più totale. Siccome è un obbiettivo difficile da raggiungere, credo e sento essere molto utile praticare meditazione con più costanza possibile (anche ad esempio prima e dopo lo sparring).

F. Più realistico
E’ sincero: non sei un supereroe!
Non mente: le lacune tecniche e fisiche emergono subito

G. Non ci sono regole prestabilite, non esiste un solo sistema di attacco, ma il tuo sistema di attacco e difesa in quella specifica situazione. Ogni volta peschi dall’arsenale senza preconcetti, ogni volta sarà sempre un po’ diverso.

2. QUALI SONO I VANTAGGI CHE INDIVIDUO HA PORTATO ALLA TUA CONCEZIONE DI COMBATTIMENTO?

A. Per la mia poca esperienza posso dire che i vantaggi sono i seguenti:
Capire le varie situazioni in cui mi posso trovare.
Capire le difficoltà che posso incontrare in fase di combattimento.
Quali sono i colpi proibiti per non arrecare troppi danni.
Come difendersi con piccole manovre.
Cercare di anticipare l’avversario nelle azioni di attacco.

B. Metodo reale non esistono schemi. Permette di uscire dagli schemi classici, e di non fossilizzarsi su una sola arte (pugilato, kick, lotta), ma sfruttare schemi variabili e imprevedibili (esempio cambi di guardia o colpi a sorpresa)

C. Il combattimento prevede l’incertezza e la probabilità/certezza di venir colpiti, non esistono tecniche o stili sicuri al 100% e questo è un dato da considerare quando si decide di agire.

D. Non avendo alcuna precedente esperienza di combattimento, praticando le tecniche di Individuo ho potuto confrontare quanto ho appreso con altre pratiche più diffuse, le quali ritengo forniscano risposte “meccaniche” ad aggressioni troppo schematizzate e classificabili, per me più lontane da un’effettiva realtà. Qualora fossi dovuto uscire da tali risposte schematiche, non avrei saputo come comportarmi e quali altre metodologie o tecniche usare.

E. La possibilità di provare ad uscire, a districarsi dall’ottica occidentale, dalla schiavitù del pensiero, cercando di ascoltarsi e sentirsi in modo più profondo e a fare anche un po’ conto con i propri limiti, difetti, convinzioni, paure e frustrazioni.
Imparare a stare e a tollerare il proprio silenzio e imparare a respirare sono due vantaggi enormi che Individuo dà attraverso la meditazione, ma anche una visione più realistica del mondo che ci circonda.

F. Si concentra sull’importanza del fighting!
Il concetto di continuità nello scambio.

G. A pensare che non è mai finita. Quando sei sotto una leva e ti manca il respiro, esistono sempre le dita dell’avversario le maschere, i genitali, la gola…Quando sei chiuso in un angolo, esiste sempre una diversa altezza di attacco, una prima via di uscita, e se non funziona, una seconda, una terza, una quarta e così via.

3. COSA TI HA INSEGNATO FINORA IL CORSO DI INDIVIDUO?

A. Il corso di Individuo, per la mia poca esperienza, mi ha insegnato a capire che le difficoltà in fase di combattimento sono tante e per uscirne non solo serve la tecnica, ma la tecnica collegata al “saper fare”. Per “saper fare” si intende ciò che ognuno di noi è capace a fare, a capire, in base all’esperienza maturata.
La tecnica si perfeziona, ma il “saper fare” è una caratteristica di ogni persona, che ci distingue dalle altre. In un forma diversa, posso dire, che viene insegnato il rispetto per gli altri e per l’avversario.
E’ poco il tempo in cui sono iscritto a questa disciplina, quindi non vorrei parlare della tecnica, che per me è da approfondire. Per ora mi limito a dire che ho imparato a difendermi in alcuni occasioni e come evitare alcune situazioni.

B. Tecniche di lotta mista (intesa come fusione di arti marziali).
Controllo del respiro e stato di calma.
A tentare di colpire a mani nude.

C. Ho imparato a gestire un attacco impostando una difesa efficace o un contrattacco sensato ed efficace e la conoscenza del combattimento a terra

D. Il corso di Individuo mi ha dato e mi da tutt’oggi la possibilità di avvicinarmi maggiormente alla realtà di una eventuale aggressione o combattimento, facendomi sentire maggiormente preparato sia dal punto di vista fisico, che dal punto di vista tecnico e mi aiuta a riconoscere prima eventuali avvisaglie o segnali.

E. A provare ad avere una visione integrata mente/corpo; l’importanza della gestione della rabbia e l’importanza del raggiungimento della calma interiore, sia finalizzata al combattimento, sia a vivere la propria vita e le nostre relazioni.
Il prevalere dell’astuzia e dell’intelligenza sulla mera forza.
L’importanza di non sottovalutare mai l’altro, abbandonando la propria presunzione di essere invincibili e onnipotenti.
Il profondo beneficio della meditazione e quindi anche quanto sia importante conoscersi ed essere consapevoli di chi siamo.

F. Che subire un’aggressione potrebbe trasformarsi in un combattimento e che bisogna essere pronti a combattere con tutte le “armi” a disposizione

G. A lasciar correre la mente nel combattimento

Grazie!