Anche questa domenica si è rivelata una giornata sportiva accompagnata da tanta passione e da tante emozioni.
La nostra scuola ha portato atleti che hanno gareggiato in ogni disciplina.
Tutti i fighters hanno dimostrato ancora una volta la validità dei nostri metodi di allenamento, apprtando un miglioramento che nutre tutto il gruppo oltre che loro stessi.
Tuttavia come spesso accade purtroppo, abbiamo dovuto all’ultimo momento ridefinire una linea guida per 2 dei 3 fighter di MMA che hanno perso l’avversario appena due giorni prima dell’evento. E così, per non sciupare l’opportunità di combattere e rimanere quindi a casa, ho proposto loro di testare la Kick Boxing; inoltre ci è stata offerta dall’organizzazione la possibilità di lottare contro due istruttori di grappling e lottatori esperti. Entrambi i nostri atleti hanno accettato coraggiosamente le sfide. Ci tengo a precisare che sia io che i ragazzi abbiamo fatto questo passo, non per sostituire la Kick e la lotta al combattimento di MMA, ma per aumentare il bagaglio di esperienza sul percorso che li porta ad essere dei fighters più esperti, maturi e versatili.

Risultati:

DIEGO:
Combatte bene contro un degno avversario che scambia bene e tiene testa al combattimento, Diego colpisce di più e ha uno stile più pulito.
Segue i consigli e le dritte dell’angolo mostrando belle combinazioni, buone coperture difensive e ottimo timing di entrata.
Piacevole e corretto il match è nostro.
Diego porta il suo record di light contact a 8 vittorie su 8 combattimenti

MARCO:
GRAPPLING: Marco lotta contro un istruttore e veterano del grappling. Piazza una proiezione pulita, giunti al suolo attacca provando molte leve e strangolamenti ai quali il suo avversario resiste tenacemente, quando una leva di torsione alla spalla sembra essere quasi conclusa, suona la campana ad interrompere il match qualche secondo prima del tapout.
Ancora una volta Marco ha dimostrato una maturità acquisita nella lotta dominando un avversario sulla carta più quotato, mettendo in campo una bella lotta tecnica e persistente.

K1: Combatte contro un avversario molto più alto e preparato, Marco non riesce a gestire il suo avversario che colpisce bene e lo porta a restare in difesa, conscio del pericolo di un match che mostra una differenza tecnica evidente, l’arbitro ferma il match della prima ripresa. (Il video del match non è stato ripreso per errore)

EMANUELE:
GRAPPLING: Affronta un istruttore francese di Grappling esperto e tenace, Ema subisce un attacco di ghigliottina dal quale con un po’ di calma e buona tecnica riesce ad uscire. Verso lo scadere del match Ema prova una leva dalla mezza guardia che sfugge per poco, la stanchezza si fa sentire e la presa scappa. Anche Ema come Marco non cede ad un veterano che pratica solo lotta, arrivando quasi a concludere e mettendo in luce la forza della nostra lotta.

K1 LIGHT: Ema combatte bene il suo esordio nel mondo dello striking, l’avversario spinge molto e non indietreggia; Ema colpisce bene, ma subisce forse qualche colpo in più e la giuria concede la vittoria al suo avversario.

RICCARDO:
Al suo esordio di MMA light e con solo un match di lotta alle spalle Ricky dimostra grinta e determinazione. Gestisce bene ogni fase del combattimento, colpisce, proietta e attacca bene anche dal suolo, tuttavia ci sono ancora molti errori dati dall’inesperienza sui quali dobbiamo lavorare, ma questo match è suo.

MATTEO:
Combatte con calma e misurando bene l’avversario che tende a girare sempre alla sua destra.
Domina senza strafare le prime due riprese senza pressoché subire un colpo.
Nella terza ripresa un diretto dell’avversario arriva a bersaglio e Matteo, anziché reagire di rabbia, centra la concentrazione ed inizia ad alzare il ritmo, e a questo punto l’avversario scappa senza più osare attacchi.
Match vinto sotto tutti i piani.

La pratica che caratterizza INDIVIDUO si basa sulla fusione tra sport da combattimento, sistemi da strada e arti marziali interne.
Ho appreso nel corso degl’anni che si deve prima imparare a combattere e poi si può pensare alla difesa personale, non può avvenire il contrario.

Ho praticato Krav Maga per molto tempo e con grandi esponenti del settore, ciononostante lungo il mio percorso di apprendimento e per le mie ambizioni, non è mai bastato studiare solo tecniche da strada.
Ciò che il Krav Maga mi ha lasciato è sicuramente il pensare fuori dalle regole sportive per cercare l’elemento sorpresa, anche se non credo molto alle tecniche di disarmo da coltello, pistola e bastone.
Il resto del mio bagalio tecnico deriva dallo sport: boxe, kick boxing, lotta, grappling e soprattutto MMA. Il tempismo e la combattività si sviluppano con la pratica negli sport da contatto, mentre i sistemi di difesa non lo possono proprio trasmettere. Se si tratta di scambiare colpi, anziché giocare d’astuzia, serve esperienza diretta e ore di sparring alle spalle.

Queste “discipline” sono la base della mia formazione marziale e durante gli anni di pratica, studiandole ed insegnandole, lentamente il mio corpo e il mio istinto hanno cancellato lo spazio mentale che le rendeva separate e ho iniziato a vedere uno scenario più ampio che io ora chiamo INDIVIDUO. Nella sola improvvisazione riconosco espressione libera mentre tutto il resto lo considero studio.
Il mio pensiero quotidianamente si modifica e analizza il combattimento in forma libera senza regole, senza ristrettezze e senza schemi prefissati, affinando ciò che ritengo utile, che può essere inteso anche come la somma di tutte le conoscenze e degli automatismi maturati sull’argomento.
Il risultato è una lotta atta a rendere inerme in ogni modo e con ogni mezzo il “nemico”.
Per fortuna questa brutale sintesi, che pur ha bisogno di conoscenza profonda, ha a che fare unicamente con l’aspetto esteriore di INDIVIDUO.
La consapevolezza è l’aspetto interiore, ciò che rende ogni cosa sensata, ogni aspetto giustificabile e ogni allenamento un momento di crescita.
Senza una filosofia, senza sostanziose fondamenta e senza etica morale, tutto potrebbe sfociare in violenza ingiustificabile o vanità.
Nelle ore di INDIVIDUO non si cerca confronto diretto, ma l’analisi e il “sentire”, nonostante l’obbiettivo sia quello di trovare la forza necessaria per vincere uno scontro.
La conoscenza entra in profondità abbandonando il bisogno di considerare la violenza; quando si annulla il bisogno di affermarsi sugl’altri scompare il bisogno di combattere.
Tuttavia bisogna sapersi proteggere perchè, seppur l’obbiettivo non sia generare altra violenza, è obbligatorio non subirla inermi. Questa è la sintesi di ciò che io intendo come difesa personale.
Addestrarsi non per vincere, né per combattere, ma per non doverlo mai fare. Essere pronti non significa doverlo fare, significa saperlo fare.
Sapersi difendere in maniera effeciente equivale a vivere in pace, la guerra non ha equilibrio né vincenti, lascia solo dolore, sia essa rivolta ad altri o a sé stessi.
Le ore di allenamento di INDIVIDUO si basano sullo studio di sé stessi.
Ciò che l’addestramento al combattimento ci consente di fare è proprio imparare a conoscerci.
Sperimentando, improvvisando si cerca di adattare i movimenti appresi alla circostanza momento dopo momento. Il bisogno di sperimentare deve essere sempre stimolato anche se fosse solo per gioco.
Secondo alcune culture antiche la “via” del combattimento rappresenta una primordiale strada per scoprire sé stessi. Imparare a combattere ci aiuta a sentirci più sicuri; esiste un vecchio detto, che in molti conoscono, e dice: “se vuoi la pace preparati a combattere” (si vis pacem para bellum).
La preparazione necessaria per combattere, e questo lo sport lo insegna bene, si basa unicamente sul sacrificio, che apparentemente sembra solo sofferenza inutile, ma che in realtà rende migliori.
Ogni sacrificio ci rende fieri di noi stessi. L’avversario nello sport non è mai il nemico, ma un metro di misura, una figura di massimo rispetto grazie alla quale ci è possibile imparare sperimentando.
Questo pensiero di rispetto verso il nemico, che nasce con i Samurai è ciò che io ritengo necessario per progredire.

Nel freddo di questa domenica di fine autunno i nostri atleti/e hanno affrontato l’agonismo con la speranza di aumentare la loro esperienza in questo sport, sport che richiede un alto livello di presenza fisica e mentale.
Oggi abbiamo portato sui quadrati di gara solo atleti di K1/kick boxing.

Il vero successo della giornata di oggi è stato lo sportivo complimentarsi da parte dei nostri avversari a fine match. Ognuno di loro si è personalmente congratulato con me per la qualità dei nostri atleti e della loro performance sportiva.
Tuttavia io conservo i miei personali giudizi solo per quanto riguarda le difficoltà ancora da superare e le capacità da affinare. Dico questo con il rischio di sembrar freddo, ma con la consapevolezza di lasciar poco tempo alla lode e alla parola, per dare maggior spazio all’ analisi di ciò che ancora serve. Questo perchè il mio vero obbiettivo in definitiva è la crescita e la maturità sportiva dei miei atleti.

MANUELA CALZOLARI:
Combatte bene, stiamo lentamente entrando negli schemi di quanto sviluppato in palestra.
Purtroppo ci viene chiesto di combattere con il regolamento della kick boxing e quindi determinati automatismi vengono richiamati.
Certo manca ancora esperienza e lucidità prima di poterci sentire più sicuri e decisi, ma dal mio punto di vista qualche passo avanti oggi è stato fatto.
Manu combatte meglio nelle ultime riprese, questo è dovuto da un progressivo alleggerimento della tensione iniziale, vincendo così il match.
Abbiamo molto da fare, ma stiamo migliorando e questo per oggi è sufficiente.

DIEGO CARNOVALE:
Gestisce il match vincendo nettamente ogni ripresa, nonostante la notevole differenza di statura (avversario più alto e con leve più lunghe) Diego riesce a mandarlo spesso a vuoto e a rientrare, buoni anche gli automatismi di risposta. Combatte in maniera fluida e versatile colpendo con combinazioni sempre differenti e vince chiaramente.

MATTEO MAZZA:
Combatte ascoltando i consigli iniziali e dominando ogni ripresa.
Subisce poco, e imposta il ritmo, oggi il nostro avversario si è presentato calcolatore e sulla distanza, ma Matteo riesce ad avere la meglio, annullando anche ogni tentativo di clinch.
Vittoria all’unanimità anche per lui.

Anche oggi abbiamo esposto la nostra scuola alla dura legge dell’agonismo che a volte premia e a volte insegna.
Stiamo crescendo molto e questa mia analisi non dipende dai risultati ottenuti, che possono essere spesso anche dettati dalla fortuna, ma dal carattere dimostrato in ogni singola disciplina da ogni singolo atleta della Reactive Club.
L’ansia e la paura sono presenti, ma sotto il nostro controllo, non ci dominano lo spirito e la mente; e laddove la paura serve solo per il buonsenso non c’è terrore, e dove non c’è terrore c’è spazio d’azione e libertà di espressione.
Ogni atleta ha dimostrato questo grado di presenza ed è questo il mio vero orgoglio, forse il sunto del mio e del loro successo oggi; la loro crescente maturità agonistica mi appaga di tutte le difficoltà che ogni giorno affronto per crescere ragazzi e ragazze nel nome di questo sport a cui tanto ho dato e tanto ho chiesto.
Da annotare l’ impeccabile arbitraggio del nostro Daniele Convento arbitro nazionale.

EMANUELE MOGAVERO (Grappling):
Dopo una breve lotta in piedi, Emanuele si trova tra le gambe dell’avversario dalle quali esce e rientra più volte, la lotta si stabilizza, Emanuele è l’unico a tentare attacchi. Prende una gamba, ma resta indeciso perché non può attaccare il tallone in torsione, in quanto gli viene espressamente vietato dall’arbitro. Poco dopo prova una sedia elettrica dalla mezza guardia, ma anche qui, forse per paura di ripetersi (cosa che capisco ma non condivido) non chiude, perdendo la presa con le gambe.
Di li a poco Emanuele attacca un po’ più deciso a concludere il match, passa la guardia e chiude una Kimura (leva in torsione della spalla) dalla posizione di monta laterale (side mount).
L’avversario mostra segni di sofferenza sul viso e l’arbitro interviene prima del tapout (chiaro segno di resa) per evitare la lussazione o la rottura.

DIEGO CARNOVALE (K1 light):
Al termine della prima ripresa gli scambi sono tutto sommato equilibrati anche se Diego ha colpito più volte, nella seconda e nella terza, dopo un buon ascolto dei miei consigli sulla gestione della distanza, il match passa quasi totalmente nelle sue mani.
Diego manda l’avversario spesso a vuoto e inserisce valide combinazione. Vittoria indiscussa

MANUELA CALZOLARI (K1 light):
Dopo una prima ripresa nella quale si evidenzia un imbarazzante divario tecnico l’avversaria di Manu si ritira conscia di non avere gli strumenti per organizzare qualcosa di sensato.
Giornata sprecata per Manu che presto avra modo di incorciare con avversarie più degne.

MATTEO MAZZA (K1):
Matteo oggi ha affrontato un avversario francese molto pericoloso e dai colpi pesanti. Questo atleta il mese scorso ha inflitto un terribile KO dopo pochi secondi dall’inizio della prima ripresa con un tremendo gancio (questo mi viene ricordato alla fine del match da un mio atleta). Considerata la mole tozza e le braccia grosse, dico a Matteo di fare attenzione ai suoi ganci. Capisco anche che si finge calmo per partire forte e avviso Matteo delle probabili intenzioni del suo avversario. Non sbaglio….
Matteo parte ad un ritmo alto e attacca bene per contenere l’avversario che scarica pesanti colpi di braccia, ma che subisce di più ed esce pesantemente segnato al termine della prima ripresa, Matteo ha un piccolo taglio, lo guardo negl’occhi e vedo un po’ di disordine, qualche dubbio: “..la ripresa è nostra” gli dico “ma fai attenzione ai suoi ganci”, lo spingo ad usare il sinistro che arriva sempre a segno, ma capisco che sarà duro da mettere giù. Serve la testa per arrivare bene alla fine. E Matteo ascolta, tiene la lunga distanza piazza ottimi colpi e l’avversario viene contato una volta, sanguina dal naso, viene visto dal medico che lo fa proseguire. L’avversario ora si ci prova ancora, ma un po’ meno!
La seconda ripresa è tutta nostra. Nella terza ormai Matteo tiene la distanza, l’avversario prova ancora una carica in una fase all’angolo, attacco duro che però Matteo difende bene, torna a colpire da lontano mandando spesso l’avversario a vuoto.
Si esce dal ring con un match vinto a tutti i livelli qualche segno e un’altra medaglia!

COMBATTIMENTI DEL 01/10/17

Dal rientro dalle vacanze estive iniziamo in questo 1° di ottobre la nostra stagione agonistica.
Ci rappresentano Matteo Mazza nella disciplina del K1 e Emanuele Mogavero nella disciplina del Grappling/Submission wrestling.

EMANUELE MOGAVERO:
Combatte evitando la lotta in piedi afferando velocemente la gamba dell’avversario tra le sue, imposta una mezza guardia serrata e sottomette con una sedia elettrica (leva che agisce sulle anche) dopo solo 20 secondi.

MATTEO MAZZA:
Domina tutta la prima ripresa assestando un KO con un calcio medio sinistro. Conduce bene anche la seconda ripresa attaccando con combinazioni di braccia e gambe. L’avversario non appare troppo ordinato, anche se insiste non riesce ad arrestare il ritmo di Matteo che spinge attaccando sempre. Nonostante ciò ad un tratto il nostro avversario prova alcuni calci girati non comuni, il che possono rilevarsi pericolosi perchè possono cogliere di sorpresa. Matteo si fa trovare coperto e nella terza ripresa dopo aver duramente segnato il naso dell’avversario chiude il match: un secondo KO con una ginocchiata sinistra in pieno fegato.

Questa è stata l’ultima delle giornate dedicate all’agonismo di quest’anno accademico prima delle vacanze e abbiamo avuto la possibilità di confrontarci ancora una volta.
La giornata di domenica è stata sfortunata per quanto riguarda la Kick e fortunata per quanto riguarda il grappling (la lotta).

MANUELA CALZOLARI: Match duro e combattuto, nella prima ripresa si vedono i risultati del lavoro fatto: distanza, tempi di entrata, concentrazione anche se non ancora ad un livello ottimale, Manu inizia ad imparare ciò che stiamo lentamente costruendo nelle sessioni di allenamento, ma la seconda e la terza ripresa subiscono un calo dastrico, dettato dalla mancanza di fiato, l’avversaria è tecnicamente meno lucida, parecchio ripetitiva, ma con un buon ritmo, Manu sta pensando a respirare e mentre gli grido di proteggersi incassa colpi che avrebbe potuto evitare.
Perdiamo questo match con l’amarezza di sapere che avremmo potuto vincere sul piano tecnico e mentale, ma abbiamo ceduto dal lato fisico.

MARCO CAFASSO: Il match parte intenso e a ritmo sostenuto, Marco tiene bene anche se visivamente meno sciolto, sembra condurre una buona ripresa incrocia e difende bene, se non fosse che all’improvviso l’avversario stacca una ginocchiata saltata, un colpo assolutamente vietato nei match di light contact, colpendo Marco sul naso, ovviamente il match viene interrotto e l’ignorante squalificato. L’ignoranza proviene da un maestro che insegna certe cose, questi atleti sono i codardi che non hanno il fegato di combattere per il KO e cercano vittorie nel light con sregolatezze e trucchi sporchi. La mia rimostranza sia nell’immediato che dopo con l’organizzazione ha portato ad espellere l’intero gruppo dagli eventi, in ogni caso noi il colpo lo abbiamo subito e questo resta.
In franchezza non so se Marco avrebbe tenuto quel ritmo per 3 riprese, in ogni caso era partito bene, molto meglio rispetto al solito e un arresto come questo può anche rivelarsi pericoloso.

MATTEO MAZZA: Nonostante la buona preparazione e la volontà siamo fermati dal ritiro del nostro avversario che qualche ora prima ha avuto un’attacco intestinale. No comment!!

FABIO BRUNO: Lotta concentrato e attento ai consigli. Manca ancora tecnica negli attacchi dalla mezza guardia e quindi non riusciamo ad approfittare del lock down. L’avversario finisce nella guardia di Fabio che prova ad alzare la fasciata di gambe per attaccare il gomito, l’avversario intuisce e difende abbbassandosi, vedo la scopèertura sui fianche e dico a Fabio:”Scorpion, Fabio!”
Lui immeddiatamente attaca e chiude il match con una compressione al costato con braccia e gambe Scorpion crunch appunto! Mitico pochi sanno come l’hai fregato compreso il tuo avversario!!!
Un regalo per me!

EMANUELE MOGAVERO: Viene inserito in un torneo di grappling dal quale potrebbe uscirne campione.
Primo match: Ema attacca con calma evita la lotta in piedi per prendersi la mezza guardia, da li passa incrociata e tenta leve americane, l’avversario intuisce, Ema prende la monta è da qui il vero premio per me, un ragalo come lo sento io: Ema esegue da manuale un armbar studiato con me e Marco Amedura 3 giorni prima, l’avversario batte velocemente, le sue difese non sono sufficienti.
Secondo match finale: Combatte contro un avversario titolato, ci è stato detto che ha 200 incontri e ha articoli sui giornali e persone che lo riprendono mentre si riscalda. Non mi lascio impressionare da tempo e confidando nel mio atleta e nelle mie conoscenze tecniche guido Ema ad affrontare il match con lo spirito prima che con il corpo. Saliamo sul ring in un match a senso solo Ema lo attacca di continuo, prova Brabo choke, “Cravatte”. L’avversario, preannunciato assai pericoloso, si difende e basta fino a subire una rear naked choke che porta il nostro atleta a vincere la sua seconda sfida italiana. Abbiamo molto lavoro da fare d’ora in poi!

1° MATCH:

2° MATCH:

Anche questa domenica passata è stata per noi della Reactive club dedicata al confronto in gara.
Come ogni gara anche questa è servita a definire il percorso dei futuri allenamenti.
L’ obbiettivo costante è la crescita personale attraverso il miglioramento delle proprie performance. Ogni evento ci da la possibilità di farlo! Perchè contribuisce a forgiare una qualche abilità mettendo a nudo un qualche lato debole.
Se si torna in palestra con la volontà di correggere quell’errore saremo sempre in evoluzione.
I risultati fanno la gloria, ma l’obbiettivo è ben più in là!
L’obbiettivo è sempre la conoscenza.

MARCO CAFASSO: Marco sta facendo un percorso che comporta molte difficoltà, inizia a combattere a 38 anni senza nessuna esperienza né pratica sportiva alle spalle. Questo è il punto di forza, il lato debole sono la fisicità e la flessibilità che lo rendono poco scattante e legnoso.
Marco si trova a combattere con ragazzi con ventanni di meno e molto più flessibili. Ma ciononostante riesce a ad avere un suo gioco, i colpi e i movimenti sono accetabili, ma la differenza è data unicamente dal ritmo e dalla flessibilità. Perde il match però combattendolo!
..e poi mi dice: “Io non mi arrendeo” , beh neanche io gli rispondo, siamo all’inizio!
“vola come una farfalla, punge come un’ape” Cit. Ali
Appenditelo in camera.

MANUELA CALZOLARI: Manu è stata ferma tanto tempo e le serve tempo per ripartire, affronta due avversarie, in una sola giornata. Per il primo match la scaldo, le parlo, la vedo sicura, tranquilla. Saliamo sul ring, prima ripresa l’avversaria tira come se stesse cercando il KO. Manu resta spiazzata, non riesce a raggirarla, si arrabbia, mentre questa indisciplinata atleta nonostante i continui richiami ufficiali non molla il tiro, Manu perde la bussola e non trova idee pratiche, la conforto la guardo e capisco che non sa come fare, provo a spiegarlo, ma il problema è nella sua testa, nel suo approccio preoccupato. Emotivo anziché razionale. L’ avversaria non dimostra intelligenza e viene squalificata. Vinciamo così! Ma per me conta solo Manu. Poche parole la lascio così. Parte il riscaldamento della seconda ripresa la stresso, la innervosisco, lei ha una reazione nervosa di risposta con me, proprio come poco prima con l’avversaria, mi fermo cambio immediatamente, torno razionale e le dico: “ esatto ora devi trovare la calma, adesso che sembra tutto sbagliato! Adesso devi cercare il tuo bersaglio!”. Lo capisce e nel secondo match usa e guarda molto di più, gira, esce e rientra. Il suo spirito combatte contro la sua abilità, in una lotta interiore dove il tempo e la scelta giusta si mischiano con il movimento sconclusionato fatto senza controllo. Pareggia questa volta contro una brava atleta francesce. Quello che hai imparato ieri potrai portarlo dentro per sempre.

EMANUELE MOGAVERO: Combatte con la volontà di applicare la strategia di lotta allenata nei mesi precedenti. Lo sport, e la sua bellezza è questa, è fatto di infiniti sacrifici per un breve momento di test. Si suda ore e ore per un gesto che può durare qualche frazione di secondo. Combatte due volte, la prima volta sfiora quattro finalizzazioni, ma manca la grinta per portare il colpo fino in fondo. Pareggio come da regolamento. Resto amareggiato e subito gli faccio notare che ha perso una soluzione che gli era stata servita su un piatto d’argento. Fortunatamente ci viene offerta la possibilità di riprovare, con l’istruttore dell’avversario appena affrontato. Con ferma decisione, quella che serve davvero, decidiamo di riprovare un secondo match. Ema si muove verso l’obbiettivo di usare la mezza guardia, ancora una leggera parte di incertezza si fa strada e servono i mie costanti richiami per fargli mantenere gli appigli, Ema batte il suo demone e trova la strada, porta a compimento la prima sedia elettrica della Reactive Club, regalandomi la gioia di aver portato in gara una mia idea. Grazie Ema stai crescendo bene!

MARCO AMEDURA: Combatte con un istruttore di MMA che ha chiesto un lottatore esperto.
Il suo avversario passa il tempo a difendersi cercando di non arrivare mai al confronto limitando i movimenti e avvinghiandosi senza tentare altro, Marco potrebbe trovare la strada perchè abbiamo già studiato come uscire da certi vincoli, ma la tecnica non è ancora sufficientemente affilata da produrre effetti e il match resta inchiodato in posizione di stallo. Data la presmessa mi aspettavo qualcosa un avversario più tecnico e pericoloso.

RICCARDO LUDOVICI: Ricky esordisce nel mondo dello sport da combattimento contro il primo avversario di Ema di 10kg più pesante (aveva combattuto con Ema per errore ndr), per quanto le mie raccomandazioni all’ organizzazione siano insistenti non sapremo mai chi andremo ad affrontare, le persone mentono pur di vincere, mentono sul peso, si fingono inesperte e molte volte ci riescono, in ogni caso conta come noi affrontiamo l’avversario perchè resta l’unica vera arma di difesa. Ricky caratterialmente reagisce bene lotta con coraggio, ma la differenza fisica si fa notare, tuttuvia apporta difese sensate ed esce da ogni attacco con successo, ma non vede però una sua strada per l’attacco. Avremo modo di tirar fuori le abilità di attacco e le uniremo ad un carattere già forte e formato!
Pareggio come da regolamento! Super Ricky!!!

MATTEO MAZZA: Matteo è uno dei miei più cari allievi, mi ha sempre aiutato nelle difficoltà ed è sempre stato presente ed affidabile. Lo scaldo, gli metto la vasellina sul naso, lo guardo negl’ occhi lo vedo pronto, gli raccomando di non sottovalutare, lo sento pronto.
Saliamo sul quadrato, un’ altro scalmanato francese che si butta come se non ci fosse logica, cerca probabilmente di innervosirlo, ma Matte mi segue ascolta e piazza i colpi migliori, progressivamente l’avversario perde resistenze e viene contato due volte. Avremmo potuto mandarlo al tappeto se lo avessi mirato un po’ meglio. Quindi la precisione e il tempo sono ora sul tavolo di lavoro,
Vittoria unanime!

Nonostante alcune difficoltà , oggi sono uscito con i miei fighter per portare al Palamirafiori di Torino ciò che sto costruendo con loro durante gli allenamenti.
Non abbiamo vinto tutto e non abbiamo perso! Mi sento di poter etichettare questa giornata come una giornata speciale, una di quelle giornate che insegna, che lascia un “dopo” silenzioso e riflessivo, che spiana la strada e rende chiaro tutto quello che dobbiamo perseguire nei prossimi giorni per perfezionare il nostro gioco e le nostre strategie tecnico/tattiche. Mi congratulo con i miei ragazzi per la loro condotta in gara; tutti hanno avuto il coraggio di sperimentare quanto studiato in allenamento. Sono fiero di aver visto i miei atleti provare ad applicare quanto appreso in palestra e li ringrazio per non aver combattuto a caso e di impeto.
Si è dimostrato, come gruppo, un ottimo aspetto caratteriale, che ci ha permesso di affrontare le gare ed il confronto con uno spirito più centrato ed equilibrato.

MANUELA CALZOLARI: Manuela è tornata sul quadrato dopo quasi un anno e mezzo di assenza dalle competizioni a causa di un importante infortunio.
Il rientro si presenta tutt’altro che comodo e ci troviamo a dover incrociare i guantoni con un avversaria più pesante, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista dei colpi.
Manu segue bene le istruzioni e il match è abbastanza equilibrato, l’avversaria spinge di più e non indietreggia mai, Manu incrocia sovente, ma subisce forse qualcosa in più e allo scadere della terza ripresa viene dato il verdetto in favore della avversaria.
Nonostante il risultato Manu ha dimostrato ancora una volta le sue ottime qualità combattive, perde ma dimostra, prova insiste e lotta come può sino alla fine. Ottimo rientro!

FABIO BRUNO: Senza fretta Fabio conduce il gioco per finalizzare velocemente, poco dopo l’inizio del match prova un armbar, ma gli sfugge (deboli le prese di braccia e collo), immediatamente attacca la gola e sottomette rapidamente con una ghigliottina.

EMANUELE MOGAVERO: Poco dopo l’inizo del match Ema subisce un’ancata piena, arrivati al suolo però recupera velocemente. Davvero ottimo il lavoro di attacco da dentro la guardia: l’avversario, di oltre di 10 kg più pesante, non riesce ad eludere il gioco di Ema che resta seduto e comprime con i gomiti contro le coscie in cerca di una apertura, l’avversario cede ed Ema tenta un leg lock, l’avversario si libera e cerca un attacco a gomito e spalla da side top control una posizione molto usata nel Judo.
Ema inizia ad applicare parte di quanto studiato dalla mezza guardia sfiorando l’obbiettivo di poco. Nessuna finalizzazione parità da regolamento.

MATTEO MAZZA: Matteo combatte bene assesta i colpi più significativi, ma incontra un avversario che incassa come un sacco continuando ad avanzare. Nel corso delle tre riprese il nostro avversario dimostra davvero coraggio, nel video non si vede ma i colpi di Matteo lo hanno segnato ovunque sia in viso che in corpo. Viene decretato un pareggio che ci può stare data la coriacea volontà di attaccare del nostro avversario, ma i colpi più belli li ha scaricati Matteo usando parte di quanto allenato insieme durante gli allenamenti.

AMEDURA MARCO: L’avversario di Marco da forfeit all’ultimo secondo e ci viene trovato un avversario sostitutivo, che poi risulta essere lo stesso avversario che ha affronto Fabio qualche ora prima.
Mi è chiaro fin da subito che Marco cerca unicamente di applicare la strategia della mezza guardia. Applica una leva al piede per uscire dalla guardia avversaria (ho ricevuto persino i complimenti dal coach avversario per questa leva), ma moooolto sportivamente si ferma spaventato da un solido crack sonoro convinto di avergli rotto la caviglia.
Il match sarebbe vinto (come io e il coach avversario crediamo), ma l’arbitro non se ne accorge e gli atleti, in silenzioso consenso, partono con una rivincita dettata unicamente dalla voglia di lottare.
Marco vuole proprio applicare la strategia della mezza guardia e sfiora, come Ema prima di lui, l’obbiettivo per un soffio. Pari perchè non considerata la prima finalizzazione.

Mi chiamo Luca Calzolari e INDIVIDUO è il mio metodo di allenamento maturato in oltre 20 anni di esperienza diretta nel mondo dello sport da combattimento e della difesa personale.
INDIVIDUO si occupa di approfondire lo studio del combattimento senza regole, nell’ambito dello scontro in “strada” e per farlo si centra soprattutto sull’ aspetto mentale, spirituale ed emotivo.
Ho chiamato INDIVIDUO il mio metodo di addestramento perchè è proprio sull’individualità che si basa la filosofia che lo sostiene.
Durante gli anni dedicati all’apprendimento e alla pratica del combattimento in tutte le sue forme (sportiva, marziale, per sicurezza personale o privata), dopo aver gareggiato nello sport e dopo aver militato per oltre 15 anni nelle principali federazioni di Krav Maga internazionali, il mio pensiero e il mio studio del combattimento si sono progressivamente sempre più dissociati dal comune metodo di allenamento usato nei corsi di difesa personale nelle palestre.

LE BUGIE SULLA DIFESA PERSONALE
Già da diversi anni ormai il bisogno di allenarsi per aumentare la propria sicurezza è in esponenziale aumento. Ma, se è vero che la domanda è aumentata, sarebbe saggio chiedersi dove nasce il bisogno di porsi questa domanda!
La risposta è ovvia: il profitto! E’ un’altro bisogno indotto!
Devi sentirti sicuro, devi imparare a difenderti!
Nel 2000 rimasi affascinato dal Krav Maga e allora davvero nessuno sapeva cosa fosse, dopo poco più di 15 anni l’Italia si è letteralmente popolata di esperti. Ci sono migliaia di insegnanti e decine e decine di federazioni pronte ad insegnarti come difenderti!
Un business indiscusso!
Nel mondo delle arti marziali mancava qualcosa di specifico inerente la difesa personale, e.. “eccalalà!” la soluzione.
Lentamente le informazioni si sono accatastate e le fondamenta si sono solidificate, ora sapersi difendere è un “must”.
Ma attenzione…
Il sottile gioco mentale che si cela dietro la menzogna fa perno sul trucco di solleticare l’ego umano.
Basta davvero poco per convincere una persona che sia facile reagire di fronte ad un attacco di coltello. Lo sono gli istruttori per primi perchè sono stati letteralmente addestrati a considerare questo argomento con leggerezza. Questi e altri centinaia di esempi legati a differenti tipologie di aggressione mi hanno indotto a pensare che tutto questo rasenti la follia.
La verità è molto più amara e poco si confà con l’imparare rapidamente a difendersi.
Come ho detto infinite volte, si è pensato al nemico come ad un deficiente senza capacità che più che un aggressore ricorda un compagno di allenamenti con il quale giochicchiare.
Tutte queste incertezze legate alle arti marziali già si erano rivelate con le arti tradizionali negli anni 60 ed ora si sono solo aggiornate ed addattate ai tempi nostri, ma la bugia alla base resta la stessa.
Davvero, non accendo più tv e youtube perchè ormai il rincoglionimento avanza ad un livello tale che anche una matura indifferenza fatica a sopportare.
Difendersi in tutta sincerità è un punto di vista, perchè la domanda dovrebbe essere più “adulta”: difendersi da cosa?
E’ deducibile che sapersi difendersi è proporzionalmente possibile in base all’entità del pericolo.
Senza vergognarsi troppo delle conseguenze si è giocato molto sulla difesa della donna e del più debole, portando lentamente a pensare che anche i bambini debbano sapersi difendersi. E si pure loro! tra una playstation e una merendina devono uscire da uno strangolamento.
Insomma vendiamolo proprio a tutti questo bisogno di difendersi.
Ma ora un’altra domanda….quanto funziona il prodotto acquistato?
In verità poco, nessuna statistica di successo. Solo promozione.
Vale poco come ogni prodotto di grande distribuzione: facilmente riconoscibile, di scarsa qualità e che fa poco bene alla salute.

ECCO I PERCHÈ:
Durante i corsi di difesa personale si risponde a situazioni specifiche oltre le quali è impossibile improvvisare, se lui fa così io faccio “cosà”. Le difese si applicano solo su attacchi specifici, ma non prevedono la continuità e cosa avverrà dopo, non calcolano l’imprevisto perchè si basano su movimenti prestabiliti. La codifica non prepara l’allievo all’improvvisazione, la principale abilità del combattente.
Ci si occupa di come reagire ad un problema cercando una soluzione rapida, piuttosto che allenare infiniti modi di ricevere lo stesso attacco, si tende a semplificare per convenzione, ma così facendo si annulla l’istinto e ci si affida a movimenti che intuintivamente risultano difficili. Si deve sperare che chi ci attacca lo faccia proprio secondo gli schemi allenati.
E’ l’equivalente di organizzare un dialogo a monte presupponendo che al momento del confronto verbale ci vengano date le risposte desiderate; senza quindi considerare che il senso del discorso si strutturerà in realtà proprio durante il dialogo stesso.
Durante le lezioni di difesa personale si usa allenare le persone ad agire sotto stress, ma così facendo le si agita maggiormente e le si allontana dal cercare il proprio equilibrio interiore annullando la capacità di vedere dentro l’azione.
Nessuno si comporta bene sotto stress e questo è un dato di fatto, le azioni sono sommarie e dettate dall’agitazione ed è molto difficile risultare precisi ed efficienti.
Si instaura la falsa credenza che sia sufficiente conoscere i movimenti giusti per uscire vincenti, senza dover combattere mai. Si crea una zona mentale di confort dentro la quale chiunque può disarmare e colpire efficacemente. Si crea uno spazio mentale fasullo che rende abili senza essersi mai confrontati veramente, senza sangue e senza esperienza diretta. Questi sono i presupposti con cui si pensa di poter affrontare l’aggressore, che invece molto probabilmente è cresciuto a suon di pugni fin da bambino e che ha un carattere aggressivo e temprato.

La realtà è che lo stile di vita moderno ci rende deboli, fisicamente poco elastici, mentalmente stressati, spiritualmente distanti. Non esiste un sistema che possa creare un guerriero moderno senza unificare corpo, mente e spirito. Non lo si forma con qualche trucchetto affascinante, nè tantomeno con un attestatino che ne garantisce il livello.
Le persone hanno bisogno di attenzioni personalizzate per raggiungere l’indipendenza, hanno bisogno di essere capite, si deve essere onesti quando si lavora con il confronto fisico, perchè l’ unica certezza è la vulnerabilità, troppo comodamente sostituita con la presunzione o con la speranza che mai si arrivi a dover testare fino in fondo quanto imparato.

INDIVIDUO
L’ allenamento in INDIVIDUO ha tre fasi:
La prima fase è dedicata al corpo e alla sua funzionalità, a tutti gli aspetti tecnici valorizzando i principi alla base del movimento.
La seconda fase è dedicata alla mente che gestisce il confronto. Partendo dal semplice gioco sino ad arrivare al combattimento totale.
La terza fase si occupa dello spirito, coltivando respiro e silenzio interiore.

E’ iniziata anche quest’anno la stagione sportiva della Reactive con una giornata carica di intensi combattimenti che hanno portato i nostri atleti a confrontarsi sui quadrati di gara.
Indipendentemente dal risultato è meritevole dire che i nostri fighters si sono battuti con volontà ed impegno e questa resta la prima e più importante delle vittorie: quella di essere presenti!
Essere presenti, significa avere il coraggio di mettersi in discussione, ma è imperativo imparare a farlo con maturità, per comprendere gli errori fatti e tornare in palestra ad affinare il proprio stile.

MARCO CAFASSO K1 light: Combatte come può per gestire un coriaceo e scatenato atleta di almeno 20 anni più giovane che non gli lascia molto spazio e lo costringe a chiudersi in difesa.
Dato le difficoltà incontrate in questo match, Marco ha capito quanto il piano fisico sia determinante per potersi esprime in gara, avendo più chiaro il piano da seguire negli allenamenti futuri.

MARCO AMEDURA Submission:
Combatte due match. Nel primo match finalizza dopo 14 secondi stabilendo un record assoluto: sfruttando un errore avversario chiude una leva al tallone.. Nel secondo match, forse per via del rapido risultato ottenuto nel match precedente, sottovaluta l’avversario che invece attacca determinato e chiude una compressione al polpaccio prima che Marco riesca a trovare la strada per contrattaccare con una leva al piede.

1°MATCH

2°MATCH

EMANUELE MOGAVERO Submission:
Domina il combattimento in piedi proiettando l’avversario, una volta al suolo dopo un po’ di lavoro in guardia avversaria riesce a trovare uno spazio per chiudere una leva al tallone, e a questo punto il paradosso che sfiora la comicità: l’avversario dice che “non vale” e l’arbitro, che ovviamente non ha ben chiara la differenza tra una leva in torsione e una in compressione, ferma il match e squalifica Emanuele. Peccato che poco prima altri match si siano conclusi proprio con leve di torsione alla caviglia e tra cui anche quello di Marco…

FABIO BRUNO Submission:
Chiude il match in 16 secondi con uno strangolamento in ghigliottina su incerto avanzamento avversario.
Quasi veloce come Marco.

ALESSANDRO ALBANESE K1:
Incontra un avversario del team francesce che, come da mio preavviso subito prima del gong iniziale, parte molto forte e attacca ripetutamente. Ale combatte senza risparmiarsi e subisce colpi che avrebbe potuto evitare, imposta il combattimento con poca testa e con troppa rabbia e ha fretta di colpire, non misura tempi e distanze e non trova il match. Viene erroneamente contato su una caduta (conteggio poi revocato); il match prosegue a favore dell’avversario che lega in clinch e attacca principalmente le gambe con calci e ginocchiate. Durante uno scambio un gancio destro di Ale fa barcollare l’avversario, momento che però Ale in preda ad un demone cieco non riesce a sfruttare. Perde ai punti.

DIEGO CARNOVALE K1 light:
Combatte davvero bene, segue i consigli ma soprattutto, cosa che questa volta solo Diego è stato in grado di fare. Applica gli standard utilizzati in allenamento: risposte, combinazioni, automatismi e spostamenti costanti, utilizza bene la distanza e vince indubbiamente.

Allego anche i video dei match di novembre, 2 di Diego Carnovale e 1 di Eugenio Ratoi, non caricati in passato:

Diego1

Diego2

Eugenio

Buona visone