Da anni mi occupo di sport, ho imparato da grandi maestri e da grandi campioni, ho umilmente cercato di crescere, ho commesso errori che mi hanno fatto più volte deviare l’andamento del mio percorso di apprendimento, ci ho sempre messo il cuore e ho fatto tutto da solo.
Lavoravo per pagarmi i corsi e i viaggi e non ho avuto altro nella vita per diversi anni. Mi sono sempre allenato tutti i giorni e non ho mai dubitato, ho sempre pensato “prima o poi” e non ho mai invece pensato “non ce la farò”.
Nelle arti marziali ho trovato la mia dimensione, la possibilità di esprimermi liberamente e senza freni. Il mio corpo ha pagato un peso non indifferente per stare al passo con la sete di conoscenza della mia anima. Ho avuto molte difficoltà durante il mio personale percorso, e a volte, ripensando a tanti aneddoti della mia vita marziale, mi chiedo come abbia fatto a superare certe situazioni e certi ostacoli. La solitudine di un lungo periodo della mia vita, mi ha certamente concesso la volontà di intraprendere il percorso e mantenere l’obbiettivo; ed ora sempre più so che non è un obbiettivo, è uno stile di vita, perchè il traguardo non arriva mai.
Dentro di me ho sempre saputo che questo era il modo di poter liberare la mia anima e i suoi profondi sentimenti, ho sempre percepito una solida certezza interiore. Una sicurezza che non mi appartiene, ma che mi tiene stretta a sé come una madre universale, una forza che appartiene a tutti e che nelle mie fantasie esiste nell’universo.
Ho quasi naturalmente poi condiviso questo mio essere, questo mio me profondo con le persone nell’arco degl’anni, insegnando nelle palestre. Ho lavorato in molte palestre della mia città: Torino. Ho collaborato con federazioni e organizzazioni italiane ed internazionali per quasi 20 anni.
Nel 2010 ho circoscritto tutto il mio lavoro in una sede mia che ho chiamato Reactive club, ossia il club della reattività. Nel corso di questi ultimi 10 anni ho insegnato e accompagnato a combattere moltissimi ragazzi e ragazze. So che sembra retorico, ma ho fatto miracoli trasformando fisicamente e mentalmente molte persone.
La mia passione ha saputo costruire legami forti e oggi a 45 anni, riguardando indietro e pensando da dove sono partito posso sentirmi fiero, so che le persone avranno un bel ricordo di me.
Ora, in questo periodo più che mai penso a quanto il mio lavoro e quello dei miei colleghi insegnanti allenatori, sia determinante per la rete sociale, penso a quanto il nostro ruolo sia fondamentale per sostenere le persone dal punto di vista fisico e della salute mentale.
Nei miei corsi le persone sono serene e legano tra loro in un ambiente che potrei definire sano.
Nei luoghi come la Reactive club si pratica per raggiungere un obbiettivo comune: il miglioramento di se stessi, attraverso la consapevolezza del proprio corpo e dei suoi stupefacenti miglioramenti in base agli stimoli posti.
Nei luoghi come la Reactive club, quando entri, non sei chi sei fuori dalla Reactive club.
Quando sei sul tappeto, sei uno della Reactive club e quello che fai fuori non ti caratterizza più, ti togli la giacca e la cravatta o la tuta da lavoro per indossare pantaloncini e maglietta. Quando le differenze si appianano i rapporti umani crescono. Quando la linea di lavoro è impostata sulla condivisione il risultato è fatato, inimitabile, irriproponibile.
In questa guerra al virus, dove il dubbio resta il segreto più evidente, sono in silenzio e aspetto.
Il mio spirito è seduto su un colle con gli occhi chiusi e il pensiero fermo, in un eterno tramonto che non perde mai luce né magia.
Aspetto, perchè è quello che devo fare.
Durante i giorni, qualche volta invento qualcosa per i miei ragazzi, per il mio gruppo, per ricordargli che ci sono, ma non ho paura, anche se tutto finisce, perchè già sapevo che tutto ha una fine. Il mio spirito è sempre pronto a riaprire gl’occhi, e quello che ho fatto nessuno può più togliermelo.
Quando non avrò più respiri per questo mondo, so che quello spirito continuerà ad esistere e aprirà gl’occhi per guardare l’infinito.
Se esiste un lato fortemente negativo esiste un lato opposto positivo, così come esiste il cielo e così come esiste la terra, così come l’uomo e la donna, così come il buio e la luce, così come il caldo e il freddo, così come ogni cosa che ci viene in mente, questa ha un suo lato opposto.
L’equilibrio è la perfetta dose di questi due estremi, che se portati al limite non possono far altro che tornare indietro. Il Tao te ching è un libro antico di oltre 3500 anni fa, è scritto in forma poetica, ed è molto educativo. Non racconta storie di santi o dei, ma analizza la vita partendo proprio dal principio degli opposti e del loro equilibrio. Se fosse attuata, l’ antica filosofia cinese potrebbe regolare il mondo senza inutili sprechi. Certe cose è facile ridicolizzarle, ma quanto ti rendi conto che non hai padronanza e conoscenza del tuo respiro, forse e il caso che ascolti qualcuno che sappia saggiamente insegnarti a stare bene e durante il mio percorso formativo marziale ho avuto la fortuna di incontrarne diversi maestri di qusto tipo.
Questo momento, questa paura, questa incertezza sono cose che per natura hanno anche loro un lato opposto. Forse crediamo che questo aspetto sia soffocato, chiuso in un angolo, ma comunque per natura esistente.
Se ascoltiamo solo il lato negativo di tutto questo momento rischiamo di costruire una sofferenza ben maggiore di quella di morire.
Moriremo prima o poi e anche questo aspetto è indubbio, ma ciò che conta, fin quando questo non avverrà, è quello che faremo con il tempo che ci resta da vivere.
Se qualcuno ha voglia di inveire contro quanto dico, può usare tutto il potere della moltitudine di notizie e fare appello ad un oceano di informazioni da quotidiano, basterebbe un secondo per immiserire tutto e mantenere la situazione in una condizione di sofferenza, ma in ogni caso il lato opposto esiste.
Il lato opposto è l’unico strumento che può ripristinare l’ordine.
Il pianeta ci sta dimostrando che in pochi mesi senza di noi sarebbe in grado di disintossicarsi e tornare perfetto, auto ordinato e in equilibrio. Un livello di equilibrio che nessuna delle nostre elaboratissime scienze può neanche minimamente eguagliare. L’opposto di malattia è salute.
Quando attingo al mio lato positivo per scovare comunque, come penso chiunque faccia, il piacere della vita, scopro che il meno mi da di più. Scopro che non ho bisogno di tanto per stare bene e che ho sempre chiesto molto più di quello che mi servisse. Siamo così noi esseri umani, non ci accontentiamo, e quindi non siamo mai in equilibrio, non siamo mai in pace con noi stessi, perchè non centriamo l’equilibrio.
Senza telefono che suona in ogni momento, senza attendere risposte, senza correre per arrivare, senza aspettare, senza sperare sono più libero, c’è molto più silenzio, quello che forse si trova solo nei monti o in mezzo al mare e non ho bisogno di meditare per stare tranquillo.
C’è sempre il suo opposto non appena mi accingo al debito di aggiornare le mie informazioni sul momento, ma non c’è solo lui.
Non c’è stress, l’aria non fa schifissimo come fino a poche settimane fa, non mi sento nervoso. Non sono sempre sui i social e gradualmente inizio a disintossicarmi di tutta la frenesia che ci ha accompagnato fino a febbraio.
Seguo i media, troppo forse, e non fanno che dire che esiste solo un lato negativo, ma io so che non è così, esistono due opposti.
Morti, paura, pericolo, minaccie costrizioni, paura per il futuro. Molte persone non ci sono più e noi andiamo avanti, come è inevitabile che sia. Perchè andare avanti con il solo lato negativo nella mente. Come possiamo uscirne?
Spero che quando il mondo ripartirà si sia imparato qualcosa a livello umano, come hanno saggiamente imparato i nostri nonni dopo tutte le sofferenze della guerra e che si usi quest’esperienza per ritornare più maturi, più profondi e più solidali.
Delinquinza in calo, bisogni in calo.
Torno a citare il tao te ching: “desiderare porta a soffrire”, forse ora lo si può capire. Mentre aspettiamo proviamo ad imparare, proviamo a crescere perchè non ce la facevamo più e tutto quello che è successo deve educare la nostra condotta e il nostro desiderio.
Restare indietro per andare avanti, un passo in meno per avere qualcosa di più.
Questo periodo difficile è un momento che non trova precedenti nell’era contemporanea.
Nessuno si aspettava una cosa così!
Eravamo tutti troppo intenti a soddisfare il nostro ego, sempre alla ricerca di un eccesso in più!
Nulla bastava e tutto mancava!
Sono convinto che mancava il tempo! Il tempo per se stessi, ma soprattutto per i propri cari.
Non voglio parlare del virus, perchè solo di quello ormai si riesce a parlare.
Troppo sciocchezze sono state dette e molte erronemente le ho dette anche io.
Abbiamo cercato di capire e abbiamo diviso le persone in base ai canoni dettati dalle loro risposte al problema. Basandoci su informazioni lette, abbiamo sintetizzato un nostro personale punto di vista. Abbiamo iniziato ad accusarci reciprocamente, a cercare costantemente un colpevole e, quando quello che si proclamava non trovava consenso, si sono generate parole di violenza.
Credo che chi più chi meno, tutti soffriamo di un male incurabile: abbiamo perso il senso della misura, come ha saputo sintetizzarmi una persona molto cara, e non ci basta più nulla; viviamo sempre più insodisfatti, sempre a correre dietro a qualcosa che migliori il nostro status, per tentare di ottenere, forse a volte e a volte forse mai, un qualcosa poi che perde presto valore e importanza se raggiunto. Tutto troppo, tutto troppo poco. Non riusciamo neanche più a capire i nostri passi, inquinavamo ogni nostro singolo giorno quanto una losca azienda chimica, e lo facciamo sempre più inconsapevolmente.
Poi di colpo stop!
Tutti fermi! La paura della morte, un passo alla volta, ha bloccato tutto quanto.
Tutte le certezze sono crollate!
Il tempo ha preso prepotentemente un suo spazio, e ci sta permettendo di fare qualcosa che prima era impossibile fare: fermarsi per riflettere.
Se penso all’aria dei primi di febbraio mi viene in mente l’inferno, non pioveva da mesi e il metallo sembrava pesare ogni respiro. Ora invece nei pochi minuti all’ aria aperta che mi posso permettere, rispettando le regole il più possibile, sento il profumo dell’aria, specie la mattina presto.
Ho paura che tutto torni come prima!
Spero che non torni tutto come prima, mi auguro che tutto non torni come prima.
Nazioni in ginocchio, paura per il futuro, paura per il presente.
La morte esiste, ma stupidamente l’abbiamo posizionata in un futuro astratto e lontano, quando in realtà la morte non si programma.
Personalmente non ho egoismo a vivere e la mia vita è più importante per i miei cari che per me stesso, ho paura solo della sofferenza che la mia perdita potrebbe lasciare.
Oggi, aprendo online il conto dell’ attività ho scoperto che i miei allievi hanno deciso di unirsi e pagare ognuno una quota di sostentamento per permettermi di continuare a lavorare nella mia palestra la Reactive Club.
Io non ho chiesto nulla, ho chiuso le porte settimane or sono in silenzio cercando tempestivamente di evitare pericoli.
Questa loro cosa mi ha spinto a scrivere questo articolo, non credevo di aver dato tanto da meritare questo tipo di aiuto.
Forse ho sottovalutato l’importanza delle mie attenzioni per i loro bisogni.
Nella nostra piccola palestra alcune regole di altruismo erano già esistenti. Il mio cuore ha saputo parlare al loro, e loro si sono sentiti in dovere di sostenermi, di non lasciarmi cadere definitivamente, credo abbiamo avuto paura succedesse.
Io spero che l’atruismo spopoli come ultima e definitva moda, che ci senta fighi ad aiutare gli altri, e ci si senta miseri a pensare solo a se stessi.
Mi auguro che in futuro si possa lavorare per pulire quello che si è drasticamente abbandonato.
Perchè la vera soddisfazione è capire di essere importanti per qualcuno e non per fini egoistici in attesa di un ritorno personale, ma solo per il piacere di donare la propria sensisibilità per contribuire ad un mondo migliore.
Io sono niente nel contesto mondiale, quanto lo è la terra nei confronti dell’universo, ma spero che si cresca spiritualmente perchè davvero non si può tornare ad annaspare nel mare dell’ignoranza egoistica.
Le generazioni future hanno bisogno di questo grado di maturità.
Ne abbiamo bisogno tutti.
Grazie!
E’ con grande orgoglio che annuncio l’apertura a Torino di un centro di K1 ufficialmente riconosciuto dai campioni Armen e Giorgio Petrosyan:
l’ ACCADEMIA PETROSYAN TORINO
Dopo due anni di studio, costanti aggiornamenti e collaborazioni sportive con Giorgio e Armen Petrosyan, dopo aver effettuato i vari corsi di formazione e dopo aver seguito periodicamente gli aggiornamenti e le lezioni con il team agonisti, ho ottenuto la loro fiducia per rappresentare, nel mio centro la Reactive Club, il loro nome, la loro tecnica, le loro conoscenze e la loro professionalità nella mia città: Torino.
Finalmente, dopo molto tempo, ho trovato la mia sede e la mia dimensione, il luogo che mi consentirà di crescere ulteriormente e migliorare il mio personale percorso. Il Team di Torino segue l’originale modello di allenamento e di preparazione del TEAM VENUM PETROSYAN di Milano.
Ringrazio i miei maestri GIORGIO PETROSYAN e ARMEN PETROSYAN, per avermi concesso fiducia e per aver avuto la sensibilità di premiare la mia passione e la mia dedizione allo sport.
L’ACCADEMIA PETROSYAN TORINO è direttamente connessa al TEAM VENUM PETROSYAN e aderirà quindi a tutte le iniziative e a tutti gli eventi sportivi più importanti da loro promossi.
I CORSI DELL’ACCADEMIA PETROSYAN TORINO:
I corsi saranno suddivisi tra amatori ed agonisti per permettere a chiunque di avvicinarsi a questa disciplina nella maniera più adeguata, e per poter passare a tutti questo metodo che ha conquistato e vinto, nel corso degl’anni, tutti i principali eventi sportivi del settore e che ha attirato su di sè l’attenzione mondiale.
I corsi quindi saranno suddivisi in:
Corso per BAMBINI: Per i più piccoli a partire dai 6 anni fino ai 10 anni. Il corso prevede preparazione tecnica a bassa intensità, in quanto tutto è molto vicino al gioco.
Ogni lezione è prevista come attività ludica, seppur utilizzando movimenti marziali, e non propriamente sportiva. L’OBBIETTIVO è quello di infondere nei più piccoli la passione per lo sport, il senso di squadra, la ricerca di un piccolo obbiettivo personale raggiungibile e la visione di un concetto che gli permetta di stimolare la loro fantasia e la concezione del corpo in movimento.
ORARIO:
Lunedì e venerdì: 16:45 – 17:30
Corso per RAGAZZI: il corso per ragazzi dai 11 anni fino ai 15 anni di età è pensato per preparare i più giovani allo sport, praticando la Kick Boxing in forma amatoriale, anche con il prospetto di un futuro agonistico, per quanto a 16 anni, passeranno con gli adulti.
ORARIO:
Martedì e giovedì: 16:45 – 17:30
Corsi per AMATORI: Il corso amatori da’ la possibilità a chiunque di mettersi in forma imparando le tecniche di percussione con braccia e gambe, fare esercizio fisico, scaricare tensione e apprendere le tecniche di attacco e difesa, migliorando coordinazione, velocità, resistenza e potenza.
Il corso è anche pensato per introdurre i neofiti all’apprendimento della K1 – kick boxing con il prospetto di passare, una volta ottenuta la giusta preparazione, al corso per agonisti.
ORARIO:
martedì e giovedì: 13:00 – 13:50
lunedì 18:00 – 19:00
martedì e giovedì: 20:00 – 21:30
venerdì: 19:00 – 19:50
Corsi per AGONISTI: Il corso per agonisti è strutturato per preparare fisicamente e tecnicamente l’atleta alle competizioni sportive.
Le lezioni sono suddivise in ore di: preparazione fisica, preparazione tecnico/tattica e sparring.
ORARIO:
Lunedì: 17:30 – 19:00
Martedì: 17:30 – 18:30
Mercoledì: 17:00 – 18:00
Giovedì: 17:30 – 18:30
Venerdì: 17:30 – 19:00
Questo week end è stato carico di eventi sportivi internazionali, eventi che hanno messo in risalto lo sport da combattimento e i suoi eroi.
Il mio maestro Giorgio Petrosyan si è riconfermato campione del mondo per ONE Championship.
Anche noi oggi abbiamo avuto l’onore di gareggiare, l’onore di mettere in gioco i nostri sforzi e il nostro impegno quotidiano.
Il nostro Team si è distinto e ha mostrato atleti di qualità! Ed io sono orgoglioso dei miei ragazzi.
MARCO AMEDURA GRAPPLING: Fermo da molto tempo dalle gare, riparte oggi la sua sfida al mondo delle arti marziali contro un purista, un grappler esperto.
Il match è molto equilibrato tecnicamente e Marco ascolta ogni singolo consiglio; difende bene mostrando tutte le sue capacità tecniche.
Nella lotta in piedi Marco è indubbiamente superiore e piazza due attacchi alle gambe da manuale. La sua assenza dalle scene lo tiene giustamente in difesa e non mostra molti attacchi al suolo. Nessuna finalizzazione: pareggio.
STEFANO MIRABELLA K1 LIGHT: Stefano combatte nel light contact il suo secondo match, il primo è stato interotto dopo un minuto per eccesso di contatto da parte del suo avversario, quindi ufficiosamente questo è il suo esordio.
Stefano tira bene considerata l’esperienza di gara e scambia bene.
Il verdetto è un paereggio.
ALESSANDRO ALBANESE K1: Alessandro non sale sul ring da un anno e mezzo quasi e oggi ha combattuto meglio di sempre, ha dimostrato di essere migliorato vincendo ogni ripresa con la testa. Il lavoro paga sempre. Vittoria meritata!
Quest’oggi siamo andati a combattere a Boffalora il leggendario luogo nel quale il fumettista Tiziano Scali ha ambientato il suo romanzo “della morte, dell’amore” storia dalla quale poi lo stesso Sclavi ha reinventato il personaggio di Dylan Dog, fumetto di grande successo.
Leggendaria era anche la palestra Hurricane di Alessandro Meda, noto coach di boxe e kick boxing, che ospitava l’evento. Il ring da 6×6 pareva immenso tanto da rendere i contendenti visivamente “piccoli” all’interno dello stesso. Affisse sui muri decine e decine di foto di campioni della boxe del passato, tappezzano le pareti del locale donandomi una sensazione di profondità. Guardandoli rievocavo con la memoria tutte le storie che ho letto nel corso degl’anni, storie di uomini leggendari, di imprese eroiche, di racconti commoventi.
Arriviamo a Boffalora solo in tre: io, Matteo e Diego.
L’organizzazione di Fight1, federazione Top che gestisce i migliori eventi in Italia, è formidabile: attenta, precisa, severa e giusta.
Ci presentiamo al peso e Matteo sfora di 1,5kg! Il coach del team avversario dice che se non scende di peso non accetta il match! Poco tempo, rapide soluzioni: corsa, corda.
E così per quaranta minuti Matteo corre sotto il sole e salta la corda in mezzo alle campagne, un contadino passa e ci saluta in un dialetto incomprensibile. Sono le 13:15 e il caldo è estenuante anche solo stando fermi a guardarlo muoversi.
Arriviamo sulla bilancia dopo 40′: 79,9Kg ci siamo!
Faccio sedere Matteo lo asciugo e lo faccio reidratare lentamente, carboidrati dopo un 45′ min e una bustina di zucchero un’oretta prima del match, lentamente Matteo recupera e sembra aver superato la spossatezza.
Nel frattempo tocca a Diego iniziare.
DIEGO CARNOVALE: Combatte nel light contact. Per tutto il match Diego si muove con eleganza, efficacia e fiducia in se stesso. Tiene bene la distanza gira e combina colpi di braccia e gambe in maniera composta. Rappresenta bene la nostra scuola e i miei insegnamenti dimostrando al pubblico, alla giuria e al team avversario educazione e sportività. Vince senza dubbio alcuno regalandomi tanta soddisfazione.
MATTEO MAZZA: Nel primo round Matteo piazza buoni colpi con le gambe, sullo scadere della ripresa, proprio un secondo prima del gong, azzecca un diretto sinistro che fa tremare le fondamenta del suo avversario che si aggrappa alle corde per non cadere. Nella seconda ripresa l’avversario alza il ritmo e scarica potenti colpi di braccia, un colpo segna Matteo sotto l’occhio destro. Nella terza ripresa durante un accorciamento della distanza Matteo sgancia un diretto sinistro che piega l’avversario sul posto mettendolo knockout. Mentre l’arbitro conta, sento il tempo ripartire; per qualche secondo dentro di noi il tempo si è fermato, un frammento di infinito si è incastrato nelle nostre memorie, un colpo solamente, forse neanche tra i più puliti, si prende la gloria di una storia di sport che io e Matteo ricorderemo per sempre. L’avversario ci riprova, Matteo è all’angolo neutro che aspetta e io gli grido: “calcia al viso, calcia al viso! Subito!”. Due calci fanno barcollare le ultime speranze e del suo avversario che al secondo conteggio non alza la guardia all’8 dell’arbitro.
Vittoria per Ko tecnico! Matteo torna all’angolo, ci abbracciamo consapevoli di aver dato senso a tutti i sacrifici fatti, di aver rivendicato qualcosa per noi stessi, qualcosa di immateriale, qualcosa di profondamente valido: la stima e la fiducia.
In questa domenica di questo giugno piovoso siamo tornati nuovamente suoi tappeti di gara.
Oggi non abbiamo vinto e non abbiamo perso, ma ciononostante abbiamo creato ottimi confronti sportivi.
Come dice il detto: “o vinci o impari”, oggi abbiamo avuto modo di centrare meglio ciò che va migliorato.
STEFANO MIRABELLA: Stefano è al suo esordio, non ha mai tirato e quindi deve rompere il ghiaccio. Purtroppo però questo avviene in modo duro in quanto il suo avversario carica i colpi, segnandolo al naso, e viene richiamato e dopo poco si arriva rapidamente alla squalifica. Peccato perchè Stefano si stava muovendo bene.
Dopo il match mi sono messo a discutere con il coach del nostro avversario, insistendo sul fatto che se esiste una differenza tra light e contatto pieno deve essere rispettata e insegnata in primis in palestra dal maestro…
Questo approccio eccessivo non da modo al match di concludersi e a Stefano di entrare nella gara completamente.
Doppia squalifica!
EMANUELE MOGAVERO: Durante i preparativi ci viene detto: “Se siete pronti vi facciamo combattere, perchè il vostro avversario è un maestro e deve seguire i suoi ragazzi!!”.
Tolta la premessa, Ema attacca per tutto il tempo, sta quasi per tirare fuori un’ altro coniglio dal cappello, ma un errore gli fa perdere la presa, senza finalizzazione non si vince: incontro pari!
MATTEO MAZZA: Combatte contro un avversario francese esperto, oggi abbiamo chiesto di alzare un pò il livello e la possibilità di poter affrontare un avversario più impegnativo.
L’avversario calcio forte, Matteo è migliore di braccia. A conti fatti ho assegnato la prima ripresa al francese, la seconda e la terza a Matteo, ma il pari che abbiamo ricevuto dalla giuria, si può accettare!
Matteo combatte bene e grazie a match come questo può crescere e fare meglio.
Oggi la nostra scuola ha accompagnato Emanuele Mogavero al suo esordio di MMA a contatto pieno.
Arriviamo al palazzetto alle 15:30 e combattiamo intorno alle 19:00.
In molti sono venuti a sostenerci ed Emanuele è concentrato e deciso.
Il match è tutto a favore di Emanuele che domina ogni tentativo di atterramento da parte del suo avversario, resiste e ascolta i miei consigli alla lettera non lasciando spazio di espressione al suo opponente.
L’insistenza dell’avversario lo espone a molti colpi e lo fa cadere in una ghigliottina serrata, quasi allo scadere della seconda ripresa Emanuele sottomette il suo avversario che resta impiccato.
Un ringraziamento a: Manu, Marco, Ivan, Cap, Mircea, Ricky, Guglielmo per il sostegno e a Matteo per l’angolo tenuto insieme a me.
A voi il video!
1°round
2°round
Il segreto per ottenere ciò che ci si prefissa è la costanza!
Detto così sembra scontato, è vero, ma è davvero l’unico “segreto” al quale prestare attenzione.
Però serve, come per ogni cosa, saper interpretare correttamente la chiave di lettura di questo concetto fondamentale.
Lungo il mio percorso ho ottenuto buoni risultati in ogni sfida o traguardo che mi sono prefissato di raggiungere e questo ha caratterizzato il mio percorso di crescita.
La volontà di comprendere non ha mai smesso di esistere, anzi direi che si è potenziata e mi ha aiutato a superare il buio delle difficoltà materiali, dell’infortunio fisico e della debolezza dei momenti difficili.
LE DIFFICOLTÀ
Quanto ci si prefissa un obbiettivo serve, prima di tutto, un piano di lavoro adeguato, ossia un metodo che consenta di raggiungere il risultato in maniera graduale e funzionale.
Serve tempo! E questo purtroppo poco lo si accetta, serve ripetizione e serve pazienza.
La costanza è davvero il solo modo per affrontare tutto questo e deve essere piacevole, non deve mai portare alla rinuncia.
Se si vuole qualcosa, lo si deve volere veramente, si deve prendere seriamente la decisione di concludere ciò che si è deciso di iniziare, perchè se no volerlo?
La scelta deve essere chiara, serve obbiettività. Serve capire quanto ciò che si vuole si può effettivamente ottenere in termini di tempo e di capacità pratiche.
Ora che la scelta è chiara e che la quantità di lavoro che spetta per ottenere è intelligentemente calcolata, si deve iniziare.
Tutto questo deve continuare ad avere fascino, perchè quello che si vuole ottenere non si ottiene mai! Lungo il cammino l’obbiettivo si sposta sempre un po’ più avanti e questo lo dico per esperienza.
LA MISURA
La misura è davvero fondamentale!
Ogni passo deve essere misurato in base alla volontà effettiva, alle capacità oggettive e alla cognizione di quello che si sta per incrementare.
Quindi bisogna fare attenzione all’entusiasmo iniziale, al sovraccarico come alla passività. La misura deve essere la giusta bilancia.
Si deve creare un motore che si può ricordare in una sola e semplice frase: “poco e spesso”.
Una briciola alla volta fino ad avere una pagnotta!
La costanza torna ad essere il motore di fondo.
LA PAURA
La paura dell’insuccesso è fondamentale da capire perchè è in antitesi con la costanza di volere. Capire per accettare, accettare per superare.
Si può aver paura di non riuscire, di essere mal giudicati o di essere inadeguati, ora più che mai la costanza può riuscire a superare quella prospettiva che tanto spaventa.
Rallentare spesso aiuta a migliorare, forse la fretta ci ha fatto fare un passo troppo lungo. Un passo indietro ridurrà di certo il livello di difficoltà e ci consentirà di risalire meglio.
COME PROCEDERE
Per procedere con successo lungo il percorso scelto, consiglio di non strafare, ma di fare: fare aiuta l’umore e l’autostima.
Il passo deve essere costante e misurato, piccolo si, ma fatto nel migliore dei modi, investire intelligentemente il proprio tempo, questo mi sento di consigliare; di non sprecare la volontà con prestazioni troppo estenuanti, di consumare il desiderio costruendo muri troppo alti da superare.
E’ importante coltivare anche la passione gratificandosi con il raggiungimento di tanti piccoli risultati, che sommati insieme nel tempo costituiranno un obbiettivo grande.
Non dubitare delle tue capacità, limitati a frazionare e a semplificare il lavoro, con il tempo e il giusto allenamento riuscirai a migliorare le tue performance.
Oggi gli atleti del team Reactive sono tornati sulle pedane di gara per rappresentare la nostra scuola, la nostra mentalità, la nostra etica e la nostra passione.
Ognuno di loro aveva la maglia del TEAM REACTIVE, anche alcuni ragazzi della palestra che erano lì a sostenerli erano in divisa! ma io no.. Io ero in “civile”, qualcuno giustamente mi ha chiesto: “perchè non hai la divisa?” al che io ho presto risposto: “perchè la mia divisa sono loro! Sono loro che mi rappresentano e sono loro il mio orgoglio!”, subito dopo queste parole dietro le mie labbra è rimasta sospesa tra l’istinto e il verbo la frase: “perchè io la Reactive club l’ho creata per gli altri, non solo per me stesso e oggi voglio siano loro la Reactive…”.
Dolorante e malabondo per via di una noiosa otite, ho guardato il frutto del mio lavoro esprimersi al meglio e mi sono sentito felice ed appagato.
Non siamo ancora un TEAM degno di nota, siamo una piccola squadra che inizia a creare un suo spazio. Una piccola squadra che ancora crede nei valori della condivisione e dell”unione e questo rende profumato il nostro futuro insieme.
I ragazzi si sono scaldati senza bisogno di troppi consigli, sono saliti tutti sul quadrato di gara e hanno seguito le istruzioni, approcciando al confronto concentrati e fiduciosi.
Hanno combattuto bene e hanno vinto tutti, anche quelli che dopo il verdetto, sono rimasti a mano bassa.
MATTEO MAZZA: Matteo anche se l’unico del Team a tirare a contatto pieno parte per primo, combatte bene, e stravince ogni ripresa.
Però so che avrebbe potuto fare di più, mi sono reso conto durante la prima ripresa che era un pò affaticato, un pò teso e quindi non al top. Bombarda l’avversario per tre riprese, con combinazioni, high kick, ma non scarica come potrebbe e il suo avversario, che proveniente da un ottima scuola, incassa alla grande. Nelle pause tra le riprese passo due rapide idee che vengono usate.
Matteo è un buon fighter, si mostra sempre pulito e composto, sempre educato ed umile, e non lo dico perchè secondo me è così; lo dico perchè almeno 5 persone, subito dopo il match, mi hanno fatto i complimenti. Ma io so cosa può fare Matteo ed è molto di più di quello che adesso si vede ed è ciò che imposteremo insieme nelle prossime sessioni.
ALESSANDRO ZANELLATI : Alessandro è un ottimo ragazzo, bene allenato fisicamente e con un buon potenziale. Non ha vinto, ma questo non conta per me.
Ale paga certamente la lunga assenza, oltre 2 anni lontano dalle competizioni ed è ciò che non gli ha permesso di emergere nettamente sull’avversario. Un pò di eccessiva tensione ha reso le sue difese passive con conseguente rigidità muscolare; a volte lento nelle risposte, nei tempi di incrocio e nelle uscite e questo pena sul giudizio. L’avversario si sarebbe potuto battere, quindi il nostro lavoro continuerà sul piano della concentrazione per presentarci al meglio alle prossime gare.
DIEGO CARNOVALE: Diego è fuori dalle competizioni da tempo e in più ha un dolore alla tibia che gli limita determinate azioni, ma segue le parole dell’angolo e vince bene.
Anche lui come tutti avrebbe potuto fare qualcosa in più, ed è quello che ottimizzeremo in palestra.
EMANUELE MOGAVERO: l’avversario di Ema proviene dalla stessa scuola di un atleta che Emanuele ha battuto ben tre volte. Subito dopo pochi secondi dal’inizio della lotta Ema si “siede” in mezza guarda, con una tecnica che abbiamo semplificato in palestra nelle ore di grappling/MMA e in poco tempo chiude una leva che agisce doppiamente su un’anca e in compressione del ginocchio e del polpaccio della gamba opposta. Questa tecnica inventata da un guru del Bjj/grappling: Eddie Bravo viene chiamata sedia elettrica.
Molto meno preparato tecnicamente l’avversario imposta il confronto sulla forza fisica e sulla resistenza, cosa che Emanuele sfrutta a suo vantaggio, l’errato approccio e l’inutile resistenza al blocco del polpaccio imposto da Ema procurano un infortunio al ginocchio del suo avversario, oltre che alla sua resa. Anche in questo match si è dimostrato con i fatti, che la tensione e la rigidità sono pericolosamente inutili. Match facile e poco produttivo per Ema.
Vorrei ringraziare Filippo Calabrese che sta iniziando il suo percorso da cutman, Marco Cafasso per le riprese e per il caricamento dei video in rete e tutti gli allievi e le allieve della Reactive club per il loro sostegno.
A presto