Se esiste un lato fortemente negativo esiste un lato opposto positivo, così come esiste il cielo e così come esiste la terra, così come l’uomo e la donna, così come il buio e la luce, così come il caldo e il freddo, così come ogni cosa che ci viene in mente, questa ha un suo lato opposto.
L’equilibrio è la perfetta dose di questi due estremi, che se portati al limite non possono far altro che tornare indietro. Il Tao te ching è un libro antico di oltre 3500 anni fa, è scritto in forma poetica, ed è molto educativo. Non racconta storie di santi o dei, ma analizza la vita partendo proprio dal principio degli opposti e del loro equilibrio. Se fosse attuata, l’ antica filosofia cinese potrebbe regolare il mondo senza inutili sprechi. Certe cose è facile ridicolizzarle, ma quanto ti rendi conto che non hai padronanza e conoscenza del tuo respiro, forse e il caso che ascolti qualcuno che sappia saggiamente insegnarti a stare bene e durante il mio percorso formativo marziale ho avuto la fortuna di incontrarne diversi maestri di qusto tipo.
Questo momento, questa paura, questa incertezza sono cose che per natura hanno anche loro un lato opposto. Forse crediamo che questo aspetto sia soffocato, chiuso in un angolo, ma comunque per natura esistente.
Se ascoltiamo solo il lato negativo di tutto questo momento rischiamo di costruire una sofferenza ben maggiore di quella di morire.
Moriremo prima o poi e anche questo aspetto è indubbio, ma ciò che conta, fin quando questo non avverrà, è quello che faremo con il tempo che ci resta da vivere.
Se qualcuno ha voglia di inveire contro quanto dico, può usare tutto il potere della moltitudine di notizie e fare appello ad un oceano di informazioni da quotidiano, basterebbe un secondo per immiserire tutto e mantenere la situazione in una condizione di sofferenza, ma in ogni caso il lato opposto esiste.
Il lato opposto è l’unico strumento che può ripristinare l’ordine.
Il pianeta ci sta dimostrando che in pochi mesi senza di noi sarebbe in grado di disintossicarsi e tornare perfetto, auto ordinato e in equilibrio. Un livello di equilibrio che nessuna delle nostre elaboratissime scienze può neanche minimamente eguagliare. L’opposto di malattia è salute.
Quando attingo al mio lato positivo per scovare comunque, come penso chiunque faccia, il piacere della vita, scopro che il meno mi da di più. Scopro che non ho bisogno di tanto per stare bene e che ho sempre chiesto molto più di quello che mi servisse. Siamo così noi esseri umani, non ci accontentiamo, e quindi non siamo mai in equilibrio, non siamo mai in pace con noi stessi, perchè non centriamo l’equilibrio.
Senza telefono che suona in ogni momento, senza attendere risposte, senza correre per arrivare, senza aspettare, senza sperare sono più libero, c’è molto più silenzio, quello che forse si trova solo nei monti o in mezzo al mare e non ho bisogno di meditare per stare tranquillo.
C’è sempre il suo opposto non appena mi accingo al debito di aggiornare le mie informazioni sul momento, ma non c’è solo lui.
Non c’è stress, l’aria non fa schifissimo come fino a poche settimane fa, non mi sento nervoso. Non sono sempre sui i social e gradualmente inizio a disintossicarmi di tutta la frenesia che ci ha accompagnato fino a febbraio.
Seguo i media, troppo forse, e non fanno che dire che esiste solo un lato negativo, ma io so che non è così, esistono due opposti.
Morti, paura, pericolo, minaccie costrizioni, paura per il futuro. Molte persone non ci sono più e noi andiamo avanti, come è inevitabile che sia. Perchè andare avanti con il solo lato negativo nella mente. Come possiamo uscirne?
Spero che quando il mondo ripartirà si sia imparato qualcosa a livello umano, come hanno saggiamente imparato i nostri nonni dopo tutte le sofferenze della guerra e che si usi quest’esperienza per ritornare più maturi, più profondi e più solidali.
Delinquinza in calo, bisogni in calo.
Torno a citare il tao te ching: “desiderare porta a soffrire”, forse ora lo si può capire. Mentre aspettiamo proviamo ad imparare, proviamo a crescere perchè non ce la facevamo più e tutto quello che è successo deve educare la nostra condotta e il nostro desiderio.
Restare indietro per andare avanti, un passo in meno per avere qualcosa di più.

Questo periodo difficile è un momento che non trova precedenti nell’era contemporanea.
Nessuno si aspettava una cosa così!
Eravamo tutti troppo intenti a soddisfare il nostro ego, sempre alla ricerca di un eccesso in più!
Nulla bastava e tutto mancava!
Sono convinto che mancava il tempo! Il tempo per se stessi, ma soprattutto per i propri cari.
Non voglio parlare del virus, perchè solo di quello ormai si riesce a parlare.
Troppo sciocchezze sono state dette e molte erronemente le ho dette anche io.
Abbiamo cercato di capire e abbiamo diviso le persone in base ai canoni dettati dalle loro risposte al problema. Basandoci su informazioni lette, abbiamo sintetizzato un nostro personale punto di vista. Abbiamo iniziato ad accusarci reciprocamente, a cercare costantemente un colpevole e, quando quello che si proclamava non trovava consenso, si sono generate parole di violenza.
Credo che chi più chi meno, tutti soffriamo di un male incurabile: abbiamo perso il senso della misura, come ha saputo sintetizzarmi una persona molto cara, e non ci basta più nulla; viviamo sempre più insodisfatti, sempre a correre dietro a qualcosa che migliori il nostro status, per tentare di ottenere, forse a volte e a volte forse mai, un qualcosa poi che perde presto valore e importanza se raggiunto. Tutto troppo, tutto troppo poco. Non riusciamo neanche più a capire i nostri passi, inquinavamo ogni nostro singolo giorno quanto una losca azienda chimica, e lo facciamo sempre più inconsapevolmente.

Poi di colpo stop!
Tutti fermi! La paura della morte, un passo alla volta, ha bloccato tutto quanto.
Tutte le certezze sono crollate!
Il tempo ha preso prepotentemente un suo spazio, e ci sta permettendo di fare qualcosa che prima era impossibile fare: fermarsi per riflettere.

Se penso all’aria dei primi di febbraio mi viene in mente l’inferno, non pioveva da mesi e il metallo sembrava pesare ogni respiro. Ora invece nei pochi minuti all’ aria aperta che mi posso permettere, rispettando le regole il più possibile, sento il profumo dell’aria, specie la mattina presto.
Ho paura che tutto torni come prima!
Spero che non torni tutto come prima, mi auguro che tutto non torni come prima.
Nazioni in ginocchio, paura per il futuro, paura per il presente.
La morte esiste, ma stupidamente l’abbiamo posizionata in un futuro astratto e lontano, quando in realtà la morte non si programma.
Personalmente non ho egoismo a vivere e la mia vita è più importante per i miei cari che per me stesso, ho paura solo della sofferenza che la mia perdita potrebbe lasciare.

Oggi, aprendo online il conto dell’ attività ho scoperto che i miei allievi hanno deciso di unirsi e pagare ognuno una quota di sostentamento per permettermi di continuare a lavorare nella mia palestra la Reactive Club.
Io non ho chiesto nulla, ho chiuso le porte settimane or sono in silenzio cercando tempestivamente di evitare pericoli.
Questa loro cosa mi ha spinto a scrivere questo articolo, non credevo di aver dato tanto da meritare questo tipo di aiuto.
Forse ho sottovalutato l’importanza delle mie attenzioni per i loro bisogni.
Nella nostra piccola palestra alcune regole di altruismo erano già esistenti. Il mio cuore ha saputo parlare al loro, e loro si sono sentiti in dovere di sostenermi, di non lasciarmi cadere definitivamente, credo abbiamo avuto paura succedesse.

Io spero che l’atruismo spopoli come ultima e definitva moda, che ci senta fighi ad aiutare gli altri, e ci si senta miseri a pensare solo a se stessi.
Mi auguro che in futuro si possa lavorare per pulire quello che si è drasticamente abbandonato.
Perchè la vera soddisfazione è capire di essere importanti per qualcuno e non per fini egoistici in attesa di un ritorno personale, ma solo per il piacere di donare la propria sensisibilità per contribuire ad un mondo migliore.
Io sono niente nel contesto mondiale, quanto lo è la terra nei confronti dell’universo, ma spero che si cresca spiritualmente perchè davvero non si può tornare ad annaspare nel mare dell’ignoranza egoistica.
Le generazioni future hanno bisogno di questo grado di maturità.
Ne abbiamo bisogno tutti.
Grazie!

Il segreto per ottenere ciò che ci si prefissa è la costanza!
Detto così sembra scontato, è vero, ma è davvero l’unico “segreto” al quale prestare attenzione.
Però serve, come per ogni cosa, saper interpretare correttamente la chiave di lettura di questo concetto fondamentale.

Lungo il mio percorso ho ottenuto buoni risultati in ogni sfida o traguardo che mi sono prefissato di raggiungere e questo ha caratterizzato il mio percorso di crescita.
La volontà di comprendere non ha mai smesso di esistere, anzi direi che si è potenziata e mi ha aiutato a superare il buio delle difficoltà materiali, dell’infortunio fisico e della debolezza dei momenti difficili.

LE DIFFICOLTÀ

Quanto ci si prefissa un obbiettivo serve, prima di tutto, un piano di lavoro adeguato, ossia un metodo che consenta di raggiungere il risultato in maniera graduale e funzionale.
Serve tempo! E questo purtroppo poco lo si accetta, serve ripetizione e serve pazienza.
La costanza è davvero il solo modo per affrontare tutto questo e deve essere piacevole, non deve mai portare alla rinuncia.

Se si vuole qualcosa, lo si deve volere veramente, si deve prendere seriamente la decisione di concludere ciò che si è deciso di iniziare, perchè se no volerlo?
La scelta deve essere chiara, serve obbiettività. Serve capire quanto ciò che si vuole si può effettivamente ottenere in termini di tempo e di capacità pratiche.
Ora che la scelta è chiara e che la quantità di lavoro che spetta per ottenere è intelligentemente calcolata, si deve iniziare.
Tutto questo deve continuare ad avere fascino, perchè quello che si vuole ottenere non si ottiene mai! Lungo il cammino l’obbiettivo si sposta sempre un po’ più avanti e questo lo dico per esperienza.

LA MISURA

La misura è davvero fondamentale!
Ogni passo deve essere misurato in base alla volontà effettiva, alle capacità oggettive e alla cognizione di quello che si sta per incrementare.
Quindi bisogna fare attenzione all’entusiasmo iniziale, al sovraccarico come alla passività. La misura deve essere la giusta bilancia.
Si deve creare un motore che si può ricordare in una sola e semplice frase: “poco e spesso”.
Una briciola alla volta fino ad avere una pagnotta!
La costanza torna ad essere il motore di fondo.

LA PAURA

La paura dell’insuccesso è fondamentale da capire perchè è in antitesi con la costanza di volere. Capire per accettare, accettare per superare.
Si può aver paura di non riuscire, di essere mal giudicati o di essere inadeguati, ora più che mai la costanza può riuscire a superare quella prospettiva che tanto spaventa.
Rallentare spesso aiuta a migliorare, forse la fretta ci ha fatto fare un passo troppo lungo. Un passo indietro ridurrà di certo il livello di difficoltà e ci consentirà di risalire meglio.

COME PROCEDERE

Per procedere con successo lungo il percorso scelto, consiglio di non strafare, ma di fare: fare aiuta l’umore e l’autostima.
Il passo deve essere costante e misurato, piccolo si, ma fatto nel migliore dei modi, investire intelligentemente il proprio tempo, questo mi sento di consigliare; di non sprecare la volontà con prestazioni troppo estenuanti, di consumare il desiderio costruendo muri troppo alti da superare.
E’ importante coltivare anche la passione gratificandosi con il raggiungimento di tanti piccoli risultati, che sommati insieme nel tempo costituiranno un obbiettivo grande.
Non dubitare delle tue capacità, limitati a frazionare e a semplificare il lavoro, con il tempo e il giusto allenamento riuscirai a migliorare le tue performance.

Se si parla di difesa personale si parla di combattimento.
Non sono termini che si possono realmente separare.
Dalla mia esperienza ho imparato che la tecnica e l’allenamento fisico sono gli unici fattori che possono dettare una differenza sostanziale durante il combattimento.
Nelle mie concezioni il combattimento ha solo due tipi di espressione:
-Combattere con le regole
-Combattere senza regole
La differenza è davvero netta e la seconda opzione è decisamente più complicata, se si considera un confronto ad armi “pari”.
L’addestramento al combattimento senza regole richiede necessariamente una notevole esperienza nel combattimento con le regole. In fattori di tempismo, coordinazione, reattività e resistenza l’esperienza nel combattimento con le regole è indispensabile.
Le abilità che si acquisiscono nel confronto diretto sono sostanziali per concepire realmente la difesa personale.
Se si pone la stessa concentrazione agonistica combattendo senza regole, lo scenario tecnico si espande all’infinito, i rischi aumentano esponenzialmente e si possono creare danni importanti.
Il combattimento senza regole si complica ulteriormente se aumentano i contendenti e se si inserisce l’uso di armi o oggetti occasionali.
Non si può quindi, e questo lo dico per esperienza diretta, limitare la difesa personale ad un sistema che la semplifichi.
L’unica cosa che conta è l’ esperienza.
L’esperienza non può essere condivisa; si condivide la tecnica, la meccanica del movimento, il trucco, la tattica, l’idea, ma l’esperienza è come l’ individuo: è personale e può solo essere vissuta.
L’esperienza è di aiuto per se stessi e per gli altri.

COME LAVORO LA DIFESA PERSONALE OGGI
Non serve sprecare tempo con stereotipi, serve capire la differenza che ci caratterizza per usarla nella nostra evoluzione.
Individuale!
Per poter coltivare la propria individualità bisogna conoscersi, e per conoscersi si deve avere “il coraggio” di andare in profondità.
Dopo anni di studio, apprendimento e selezione ho imparato ad insegnare quasi ad ogni livello. Ciò che ho imparato e che identifico con la parola INDIVIDUO è proprio la scelta di non puntare “alla classe”, ma al singolo individuo.
Ci sono infinite differenze che ci caratterizzano. Serve capire la propria natura e il proprio potenziale naturale.
Nel farlo combatto con il loro ego e con la loro autostima cercando di battere il primo e glorificare la seconda.
Il lavoro individuale è molto delicato perché mi porta ad entrare nella testa dell’allievo, capire cosa sa e cosa pensa sul mondo del combattimento e stimolarlo a dare qualcosa in più.
I risultati sono soddisfacenti, se lavoro sulla coscienza e sulla consapevolezza ottengo risultati anche sul piano pratico e fisico.
Le persone mi passano “feedback” incredibili, importanti.
Sono i loro feedback che garantiscono la qualità del mio metodo.

Oggi parlando con un mio allievo gli domando: “Ora che alleni INDIVIDUO, già da tempo, ti senti più sicuro se vieni attaccato?”
La sua risposta ha portato gratificazione al mio impegno e al mio lavoro.

Anonimo: “No credo di no, perchè ora non sottovaluterei l’affronto! Certo so colpire meglio, ma mi sono reso conto di quante persone “brave” (intendeva tecnicamente) esistono!
Non andrei mai a tirare giù uno da una macchina, e manterrei un profilo basso, non lo sottovaluterei e manterrei alta la difesa!”

Bene Luca, ho pensato, stai lavorando bene, “Anonimo” è molto migliorato, ma in realtà è la sua coscienza a renderlo migliore. Hai aperto una breccia di consapevolezza in lui e lo hai reso più forte.

Questo è il vero senso, nessuno è perfetto, nessuno è infallibile e tutti siamo vulnerabili.

Sono passati due anni da quando ho presentato per la prima volta la mia idea di combattimento libero: INDIVIDUO.
Vorrei spiegare meglio come lavoro e qual’è il mio metodo sintetizzando i tre punti fondamentali che differenziano INDIVIDUO dagli altri metodi di combattimento non sportivo:

1. INDIVIDUALITA’:
Il difetto sistematico dei metodi prestabiliti è quello di offrire un programma adattabile ad ogni persona, la classe si muove tutta secondo un schema preimpostato, tutti uguali, tutti lo stesso movimento, logico se quindi solo in due riescono ad usarlo bene.
In INDIVIDUO le cose si muovono al contrario, la tecnica e la tattica sono in definitiva soltanto strumenti per sviluppare attitudine. L’attenzione viene focalizzata sulle capacità in fase di combattimento. Con la sperimentazione costante ogni praticante sviluppa un suo stile, lo fa testandosi in prima persona, con il tempo imparerà a selezionare le tecniche che più si confanno alla sua struttura fisica e alle sue abilità naturali. Solo sperimentando si accumula esperienza.
La realtà è che le persone sono differenti. Lo sono nella struttura, nel carattere, nella mentalità e lo sono nei tempi di apprendimento. Una tecnica può essere essenziale per una persona e pericolosa o inapplicabile per un’altra.
Qualcuno impara un movimento in un giorno, qualcun’altro in un mese, altri hanno bisogno di essere seguite per anni, di ripetere senza arrabbiarsi, gli serve qualcuno che li prenda per mano e li aiuti a fare meglio, con calma, senza nessuna fretta.
Serve creare una relazione stretta con l’insegnante, serve empatia, si deve sviluppare capacità di analisi e comprensione costante.
Questo aspetto è determinante.

2. SINCERITA’ E GRADUALITA’:
E’ molto difficile combattere nello sport perchè occorrono sacrifici che non accettano compromessi. Eccellere è questione di costanza, di attitudine, di predisposizione e di fortuna.
Combattere senza regole è difficilissimo, è pericolosissimo, non esistono categorie di peso, non ci sono salvaguardie arbitrali né preavvisi. Quindi difesa personale cosa vuol dire? che ti insegno qualche tecnica e puoi camminare sicuro per strada?
Non è così facile purtroppo.
INDIVIDUO ti offre la verità: non sei mai pronto, non puoi essere in grado di difenderti da ogni attacco, non lo sarai mai! Perchè anche io che te lo insegno non posso sapermi difendere da chiunque! Ci sarà sempre qualcuno in grado di battermi e questo vale per per ogni insegnante. Quindi nessuno possiede l’invincibilità, né la tecnica o lo stile che vince e prevale sempre. Sono tutte bugie, alcuni movimenti non li puoi proprio fare a nessuno se non ad un compagno che si muove come tu ti aspetti e che quindi agevola le cose.
Perciò dopo non troppo tempo inizi a capire meglio che cosa stavi cercando quando sei entrato in palestra, sai che insieme dobbiamo lavorare per migliorare, e che lo facciamo entrambi.
Quindi in INDIVIDUO ti verrà insegnato che non si tratta di sapersi difendere, ma di saper combattere e l’unica certezza che ti resterà sarà maturare che con l’allenamento lo si può fare sempre meglio.
Durante il corso farai centinaia di piccoli test che ti serviranno per farlo in maniera molto graduale, all’inizio saranno giochi, e a mano a mano che ti dimostrerai pronto l’asticella della difficoltà verrà alzata un po’, l’obbiettivo si sposterà sempre un po’ più avanti, ma mai prima né oltre il passo che stai compiendo.
Il tutto avverà nella massima sicurezza per te (massime protezioni), perchè l’ etica di INDIVIDUO non è violenza. Il tutto avverrà con calma. dovrai sviluppare correlatamente la giusta mentalità e il giusto approccio, la paura è molto difficlie da veicolare, la rabbia molto difficlie da quietare, lo si impara a fare un passo alla volta. Il motto è: “dentro quanto fuori”.
In INDIVIDUO i due aspetti sono speculari ed interconnessi.

3. IL LATO INTERIORE:
In INDIVIDUO ciò che conta non è la tecnica o lo stile che si adotta. Se non sei in grado di gestire il tuo respiro, il tuo mondo interiore, le tue emozioni e la frenesia dell’attività mentale la tecnica e lo stile servono a poco.
La meditazione, l’attenzione rivolta al respiro in ogni fase dell’azione, la concentrazione nel senso profondo del termine, sono tasselli insostituibili che portano a sviluppare un carattere centrato e deciso.
Quindi oltre ad imparare a muoverti, imparerai a respirare, a meditare, sperimenterai lo scontro in sicurezza ponendo attenzione su cosa fai e a cosa stai provando mentre ti confronti.

Dal mio punto di vista, l’ho più volte già detto, la difesa personale non esiste!
Il combattimento senza regole è il giusto nome. Ed è difficilissimo!
I sistemi che propongono la difesa personale sono specchi per allodole e non sono onesti nei confronti dei loro praticanti.
I vari metodi che girano su internet e nelle palestre sono pensati per vendere, questo è il motivo per cui un agonista di sport da combattimento non adotta quelle tecniche né se ne interessa.
La verità è che chi insegna è vulnerabile quanto chi impara, perchè siamo tutti fatti della stessa sostanza. Ci sono persone pericolose e persone non pericolose, ma la realtà sta dietro all’individuo non certo al sistema.
Ho lavorato molto prima di ritrovarmi al punto di partenza, e la verità è sempre la stessa se non accetto la mia debolezza non potrò mai migliorla.
Perchè non la vedo, cerco altro.

Questo articolo é dedicato a tutti i neofiti e aspiranti atleti.
Se non ti sei mai allenato, se hai problemi di coordinazione, di voglia, di tempo, di fiducia in te stesso, se non sai da che parte iniziare questo articolo è stato scritto per te e potrebbe aiutarti a muovere i tuoi primi passi nel mondo delle palestre.
Ogni sportivo deve coltivare dentro di sé la giusta motivazione affinché lo sostenga nelle difficoltà e lo porti a raggiungere i suoi obbiettivi, ma questo non è un tuo problema adesso, a te serve partire e capire come mantenere con costanza l’allenamento.

1. NESSUN CONFRONTO
Quando si entra in una palestra per la prima volta, ovviamente ci si imbatte in modelli di atleti esperti che possono creare soggezione. Ci si può sentire incapaci guardandoli allenare, e si può arrivare a pensare di trovarsi nel posto sbagliato. Ci si convince che quelle cose non fanno per noi, che non le potremmo mai fare e che forse stiamo sprecando tempo.
SBAGLIATO!
Un atleta non nasce tale, lo diventa dopo anni, se pratica da molto tempo ha interiorizzato automatismi e sviluppato capacità, esattamente quello a cui tu aspiri! Quindi usalo come esempio e non come confronto, con il tempo lo conoscerai e potrà darti consigli utili e aiutarti.

2. UN PASSO ALLA VOLTA
Piccoli passi sommati portano lontano. Tanti piccoli obbiettivi superati portano ad un gran risultato! Il lavoro va distribuito e alleggerito.
Se non ti sei mai allenato alcuni movimenti possono sembrarti strani, forse addirittura innaturali. Affronta il “nuovo” un po’ alla volta, senza fretta, cerca di affinare i fondamentali e di imparare i principi che stanno alla base del movimento. La pratica e la ripetizione ti aiuteranno ad affinare ogni gesto.
Datti piccoli obbiettivi che possano essere superati facilmente, suddividi ciò che ti sembra difficile in tante piccole azioni di miglioramento progressivo.
In questo modo sarà più difficile cadere nella trappola della demotivazione.

3. FIDATI DEL TUO INSEGNANTE
Le cose necessarie da fare per ottenere ciò che ti sei prefissato non le conosci.
Se ti affidi ad un professionista, segui le sue direttive, spesso queste andranno in contrasto con l’idea che ti sei fatto sull’argomento, però raramente fantasia e realtà si sposano… considera che se il tuo istruttore è preparato ha metodi e conoscenze utili a sviluppare le tue capacità. Il motivo che ti ha portato a praticare è la visione di un te stesso migliore, più forte, più abile, più allenato, ma non sai farlo da solo. Se hai preso l’ iniziativa e sei entrato in un mondo a te nuovo e per nulla familiare non fissare paletti, evita i preconcetti e concedi fiducia a chi ti osserva. Non sentirti giudicato è infantile e controproducente.

4. DIVERTITI OGNI VOLTA
Si deve sviluppare la capacità di trovare l’aspetto divertente di ogni sessione di allenamento che non piace, questo consentirà di sorvolare la fatica con più facilità. Scoprirai che esistono aspetti che non immaginavi, a mano a mano che entrerai in profondità comincerai a vedere un quadro più ricco ed evoluto.
Ogni dettaglio può risultare influente e quindi, a tal proposito, scopri ciò che ti diverte di più e sommalo con ciò che hai capito essere necessario e migliorerai volta dopo volta.

5. NON AVERE FRETTA
Il detto “Roma non è stata fatta in un giorno” calza a pennello, a volte il fatto di non conoscere i rischi ci può inconsciamente spingere oltre le nostre attuali capacità o possibilità fisiche; non serve e non si devi avere fretta, si corre il pericolo di incombere in un infortunio. A suo tempo ogni cosa può essere fatta, non serve correre. E’ importante capire i dettagli, passo dopo passo.

6. PRENDI DELLE PAUSE
Cerca di capire quando hai raggiunto il limite, non spingere troppo oltre, ma attenzione: non anticiparne l’arrivo per un eccessiva paura. Il limite si supera spingendo un minimo oltre le proprie capacità, ma serve maturità, non esagerare è comunque un sano imperativo.
Prendersi una pausa di recupero può aiutare a concludere meglio la sessione rimasta. Senza eccedere è importante fissare delle pause e defaticare i muscoli interessati.

7. NON ESITARE A CHIEDERE SE NON HAI CAPITO
Questo consiglio è tra i miei preferiti! Quando non sai: chiedi! Il tuo istruttore è tenuto a spiegarti e guidarti alla corretta esecuzione del gesto. Non capirai al primo colpo, serve tempo e pratica per ottimizzare più dettagli insieme, ma almeno non farai di testa tua e ti affiderai a qualcuno di certificato e di preparato.
La regola vale all’infinito, se non sai chiedi, richiedi e chiedi ancora, finchè la tua mente non dirà: aahh, ecco.. ora ho capito!

8. SII OBBIETTIVO
Inutile denigrarsi né tanto meno glorificarsi, lascia le considerazioni del caso a chi ti sta formando, se sarà onesto non potrà che dirti che, anche se poco, stai crescendo, che stai migliorando. Se avrai avuto costanza qualcosa sarà accaduto per forza. Dal vertice opposto conserva sempre umiltà non mostrare vanti, anche se arriverai a superari atleti inizialmente più bravi di te, conserva un basso profilo e sarai sempre rispettato ed apprezzato dal gruppo.

9. IMPARA DA TUTTI
Un esempio vale più di mille parole, se sei l’ultimo arrivato chiunque può essere un modello da cui apprendere qualcosa. Ogni persona tende a personalizzare l’informazione ricevuta, questo ti permette di congelare gli aspetti prevalenti, perchè si ripetono indipendentemente dall’interpretazione, quelli sono i fondamentali, ciò che non può mancare. Parti da lì in caso di dubbio.

10. NON RIMANDARE E NON TROVARE SCUSE
Spesso capita che l’entusiasmo si affievolisce durante il passare dei giorni e partire da casa o da lavoro per andare in palestra diventa pesante, sbuffi pensando che questa sia l’ultima delle scelte accattivanti che il tuo cervello può offrire. OCCHIO!! ecco il tranello. Si, perchè quando invece capita che lo fai anche contro voglia scopri uscendo dalla doccia che in fondo n’è valsa la pena e che la noia è passata…
Ricapitoliamo un momento, cerchiamo di dare un significato a questa forma di pigrizia.
Dunque avevi un desiderio: imparare, metterti in forma, conseguire dei risultati, dimagrire, avere un bel fisico, volevi imparare a difenderti, volevi imparare a combattere ecc. ecc.
Hai constatato che pensarlo, immaginarlo, non equivale a farlo perchè l’immaginazione non aveva considerato tutte le difficoltà.
Quindi rinunci e torni alla vita di prima.
Ti rispondo così: sognare fa parte della natura umana, é qualcosa che nonostante le circostanze ci mantiene liberi. Provare a materializzare un sogno ha di per sè qualcosa di eroico, di avventuriero. Ci toglie dalla routine, dal vortice della noia, dell’autocommiserazione e della depressione.
Lo sport è movimento e il movimento è vita. Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, la trasformazione deve avere matrici positive per renderci sereni, rinunciare alimenta la parte più buia che sempre dubita e che si alimenta di ipercriticità e invidia, tutti aspetti negativi. Rinunciare non significa solo perdere un occasione, rinunciare significa non vivere, significa avere paura, il tempo passerà comunque e allora tornerai a pensare che avresti dovuto farlo. Come siamo lo sappiamo già, ma é ciò che possiamo diventare che non mettiamo mai sul piatto della bilancia, e questo può essere determinante per noi e per l’esempio che lasciamo ai più giovani. Se fosse per una persona che ami veramente non molleresti, perchè mollare se si tratta di te stesso.

Al di là della motivazione, fissare un obbiettivo, ti permette di prenderti cura di te stesso, di prenderti uno spazio solo per te e di imparare qualcosa di nuovo. Imparare a fare con il tuo corpo movimenti che prima nemmeno sapevi esistessero, va ben oltre il bisogno di sentirsi belli in costume da bagno. Imparare qualcosa che puoi usare autonomamente resta, ti occupi della funzionalità del tuo corpo e della complessa bellezza che il suoi movimenti possono scaturire.

Insegno e mi alleno nelle arti marziali da molti anni e ho, a mio modo, sviluppato una visione d’insieme su ciò che significa combattere. Ho investito e investo molto tempo nello studio del combattimento, ho fatto esperienza in ogni settore, cercando di affinare ogni giorno un qualche dettaglio che mi facesse crescere e capire. Più imparo e più sono portato a formulare a me stesso domande complesse, domande che però trovano quasi sempre risposte semplici. Ho capito che il miglioramento dell’individuo è il fine della mia ricerca. Non esiste un limite a questo aspetto e non esiste un uguale, ma solo similitudine.
Per anni ho in vano cercato un utopico “io” perfetto, in grado di vincere ogni sfida e ogni combattimento; un sistema, uno stile, un segreto che mi desse un vantaggio rispetto ad un ipotetico avversario immaginario . Ho cercato di usare lo sport e l’agonismo per testarmi, per mettermi alla prova. Ho cercato di raggiungere vette insormontabili, ma lungo il cammino mi sono fermato, prima o poi sapevo che sarei caduto, e così è stato, la verità è che ero già vecchio per puntare a diventare un grande campione. Ancora una volta guardavo le cose senza prospettiva, avrei presto però imparato che mi serviva una visione più matura.
Ho piegato quindi il mio bisogno di prevalere in una tasca e ho continuato ad allenarmi e a studiare, cercando di superare ogni giorno nuovi traguardi. Devo riconoscere che intraprendere correlatamente un cammino spirituale, mi ha aiutato ad espandere la visione di me stesso. Ho imparato ad essere meno sfrontato, meno presuntuoso e a conservarmi. L’infortunio mi ha messo molte volte di fronte alla realtà. Ho dato sempre più importanza all’autostima e sempre meno all’ego. Ho studiato e letto la vita di tanti grandi campioni, ho compreso le loro difficoltà e le loro debolezze. Ho imparato molte cose, cose scontate, forse ovvie, talmente ovvie però da essere tralasciate per mancanza di esperienza e di maturità. Ho imparato a mie spese che siamo fragili, che ci usuriamo con il passare del tempo, che ogni dura battaglia lascia un segno, che la violenza genera violenza e che nessuno è invincibile, perché anche il più grande campione viene sconfitto.
Non avevo mai veramente pensato di accettare la mia vulnerabilità, e questa si è sempre opposta al mio ego.
Raggiunta una certa coscienza però, sono ripartito proprio dalla consapevolezza di essere vulnerabile e, conscio di questa debolezza, ho stilato le basi della mia filosofia di combattimento: INDIVIDUO.
Ho capito e capisco ogni giorno che il vero nemico da battere è la propria paura, ma non solo una paura legata all’umiliazione o al dolore; una paura molto più grande: la paura di non poterci riuscire e di non avere possibilità di successo. Questo è ciò che passo alle persone che affidano la loro preparazione a me. Con il tempo e solo dopo molti errori, e perdite, ho capito come aiutare una persona a tirare fuori il meglio di sé stessa. Alcune volte fallisco perchè non riesco a battere i loro pensieri, il loro dubbio, il loro confronto con i dati di fatto, INDIVIDUO mette in luce la debolezza, ma è solo accettandola che si capisce quali sono i passi che muovono in direzione opposta. Motivare aiuta a non mollare, e non mollare è un imperativo di chi combatte.
Se si è pronti a perdere, se lo si mette in conto, se non si lotta disperatamente per cercare l’invincibilità, si libera la mente da molti pensieri e da ricerche inutili, si superano molte paure, inutili vanità e false convinzioni. Non ci si fa abbagliare da movimenti troppo prestabiliti e si impara l’umiltà e il sacrificio. Si impara a dare valore ai piccoli passi, ai piccoli traguardi, alla concretezza di ciò che miglioriamo più che alle grandi aspirazioni. Si comincia a misurare le cose per quelle che sono, e ci si mette sempre in discussione. Ogni ricerca viene affrontata con maturità, con coscienza. Questo è il mio modo di crescere e di vivere tutti i giorni che dedico allo studio del combattimento e delle sue relazioni filosofiche e spirituali con la vita. Partendo dalla sconfitta e dalla debolezza della natura umana ho cercato un miglioramento a più livelli.
Insegno ogni giorno da anni ormai, e questo mi ha permesso di conoscere tante persone e di relazionarmi con le loro idee di scontro. Ho imparato ogni volta qualcosa di diverso. Ogni diversa prospettiva mi ha rivelato qualcosa, anche solo un aspetto o un dettaglio, che ho preso in un qualche modo in considerazione e che mi ha permesso di capire cosa comunemente si cerca nel combattimento. Così facendo ho imparato quali sono le ideologie che accomunano le persone e che cosa vogliono e perché decidono di iniziare la pratica. Ci sono diverse similitudini nel modo di immaginare lo studio delle arti da combattimento, nonostante le innumerevoli differenze caratteriali che esistono da persona a persona.
Un aspetto comune predominante è la ricerca o il miglioramento della fiducia in se stessi, si vuole combattere o anche solo imparare a farlo per sentirsi riconosciuti e rispettati. In molti casi ho riscontrato un difficile rapporto con la figura paterna e in altri casi molta rabbia accumulata.
Ognuno a modo suo carica tensione nel corso della vita, e spesso capita che si cerchi una valvola di sfogo nel confronto per un senso di rivalsa. Il fascino e la curiosità che il combattimento scaturisce sono altri aspetti comuni e sono legati all’immagine che i vari attori/artisti marziali hanno negli ultimi 50/60 anni istituito nel cinema e nella televisione.
Nella propria mente tutti vogliono vincere e cercano a loro modo, di imparare a farlo, nessuno accetta mai la possibilità di perdere, o per lo meno considerarlo come parte di un tutto.
A mio parere se non si concepisce la sconfitta si analizza il combattimento solo a metà. La storia degli sport da combattimento ha insegnato che sono rarissimi i casi di imbattibilità, anche i più grandi hanno perso. E’ impossibile evitare il deterioramento e la fragilità quindi anche l’apice è solo un breve momento o periodo indefinito, e comunque relativamente breve. Ma nessuno considera che sentirsi forte è solo un momento. Si deve imparare per essere non solo per dominare. Allora sono arrivato alla conclusione che conta più il viaggio che la destinazione. Perché è proprio durante il viaggio che si vive la vita. Come il respiro, la vita si mantiene nel presente, mentre la mente e la fantasia si posizionano sempre in punti imprecisati avanti o indietro nel tempo, ma mai adesso.
La presenza è la vera arma che si sviluppa, la presenza garantisce la calma. La calma garantisce attenzione. L’attenzione garantisce precisione. E la precisione dipende dall’allenamento fisico. L’allenamento fisico dipende molto dalla qualità del pensiero.
La qualità del pensiero dipende dalla meditazione e dalla propria centratura.
Nessuno di questi aspetti andrebbe tralasciato, sono parti intrinseche e dipendenti le une dalle altre. Sono il mio modo di vedere le sessioni di ogni giorno e di condividere la mia esperienza.

A distanza di un anno e mezzo da quando ho iniziato a lavorare ad INDIVIDUO, il mio programma di addestramento al combattimento da strada, ho pensato fosse utile al suo sviluppo porre alcune domande alle persone che lo hanno praticato con me lungo questo lasso di tempo.
Ho pensato che la mia prospettiva di INDIVIDUO potrebbe sorvolare alcuni dettagli ed alcuni aspetti importanti, forse dandoli per scontati. Ho quindi ritenuto utile allo sviluppo di INDIVIDUO stesso considerare le opinioni di coloro che lo praticano e lo studiano come me.
Ho sintetizzato tre semplici domande per cercare di capire quello che ho passato, e quello che hanno recepito ed interpretato a loro modo finora.
Ciò che mi ha colpito è che seppur hanno assistito alle stesse lezioni, ognuno di loro ha sviluppato un cammino differente all’interno dello stesso corso. Invece che fossilizzarsi tutti secondo gli stessi canoni, il gruppo ha dimostrato interessi e sviluppi differenti. Importante per me scoprire quanto la mia esperienza si sia plasmata sulla loro pelle, sulle loro emozioni e sulle loro idee di scontro.
Non li chiamerò per nome, ma userò delle lettere, rispettando il loro pensiero con l’anonimato. Lascio dunque ora libero spazio alle loro parole.

1. QUALI SONO, SECONDO TE, LE CARATTERISTICHE CHE DIFFERENZIANO INDIVIDUO DAGLI ALTRI SISTEMI DI COMBATTIMENTO?

A. Credo che Individuo sia una disciplina che cerca di ampliare gli orizzonti e le tecniche di combattimento e della difesa personale.
Cercando di mettere insieme le varie tecniche di combattimento delle varie discipline, fa si che si porti a conoscere e ampliare le varie situazioni in cui una persona può trovarsi in fase di combattimento o difesa personale.
Le situazioni che una persona può affrontare sono tante.
Individuo permette di studiare gran parte di queste situazioni.

B. Individuo è un sistema di lotta che unisce tutte le arti marziali con “trucchetti” da strada.
Molto utile all’autodifesa e molto realistico non essendoci schemi precostituiti.

C. Individuo nasce dalla esperienza e dalle conoscenze dell’ allenatore.
Gli altri sistemi, per potersi diffondere, devono essere una serie di tecniche schematiche, imposte agli istruttori, che non sempre le sentono proprie, e che permettono di difendersi unicamente ad attacchi prestabiliti.

D. Individuo si differenzia dagli altri sistemi di combattimento principalmente perché la sua metodologia e la sua tecnica si attendono alla concretezza, all’effettività di ciò che potrebbe accadere nella realtà.

E. In particolare l’assenza di regole e maggior capacità introspettiva e una visione d’insieme, poiché si considerano più aspetti, come ad esempio l’ambiente circostante, eventuali pericoli, la gestione mentale ed emozionale non legate alla performance, ma ad un rischio effettivo e reale.
La sfida più grande è lavorare in modo costante per arrivare ad avere e mantenere lucidità mentale nel caos più totale. Siccome è un obbiettivo difficile da raggiungere, credo e sento essere molto utile praticare meditazione con più costanza possibile (anche ad esempio prima e dopo lo sparring).

F. Più realistico
E’ sincero: non sei un supereroe!
Non mente: le lacune tecniche e fisiche emergono subito

G. Non ci sono regole prestabilite, non esiste un solo sistema di attacco, ma il tuo sistema di attacco e difesa in quella specifica situazione. Ogni volta peschi dall’arsenale senza preconcetti, ogni volta sarà sempre un po’ diverso.

2. QUALI SONO I VANTAGGI CHE INDIVIDUO HA PORTATO ALLA TUA CONCEZIONE DI COMBATTIMENTO?

A. Per la mia poca esperienza posso dire che i vantaggi sono i seguenti:
Capire le varie situazioni in cui mi posso trovare.
Capire le difficoltà che posso incontrare in fase di combattimento.
Quali sono i colpi proibiti per non arrecare troppi danni.
Come difendersi con piccole manovre.
Cercare di anticipare l’avversario nelle azioni di attacco.

B. Metodo reale non esistono schemi. Permette di uscire dagli schemi classici, e di non fossilizzarsi su una sola arte (pugilato, kick, lotta), ma sfruttare schemi variabili e imprevedibili (esempio cambi di guardia o colpi a sorpresa)

C. Il combattimento prevede l’incertezza e la probabilità/certezza di venir colpiti, non esistono tecniche o stili sicuri al 100% e questo è un dato da considerare quando si decide di agire.

D. Non avendo alcuna precedente esperienza di combattimento, praticando le tecniche di Individuo ho potuto confrontare quanto ho appreso con altre pratiche più diffuse, le quali ritengo forniscano risposte “meccaniche” ad aggressioni troppo schematizzate e classificabili, per me più lontane da un’effettiva realtà. Qualora fossi dovuto uscire da tali risposte schematiche, non avrei saputo come comportarmi e quali altre metodologie o tecniche usare.

E. La possibilità di provare ad uscire, a districarsi dall’ottica occidentale, dalla schiavitù del pensiero, cercando di ascoltarsi e sentirsi in modo più profondo e a fare anche un po’ conto con i propri limiti, difetti, convinzioni, paure e frustrazioni.
Imparare a stare e a tollerare il proprio silenzio e imparare a respirare sono due vantaggi enormi che Individuo dà attraverso la meditazione, ma anche una visione più realistica del mondo che ci circonda.

F. Si concentra sull’importanza del fighting!
Il concetto di continuità nello scambio.

G. A pensare che non è mai finita. Quando sei sotto una leva e ti manca il respiro, esistono sempre le dita dell’avversario le maschere, i genitali, la gola…Quando sei chiuso in un angolo, esiste sempre una diversa altezza di attacco, una prima via di uscita, e se non funziona, una seconda, una terza, una quarta e così via.

3. COSA TI HA INSEGNATO FINORA IL CORSO DI INDIVIDUO?

A. Il corso di Individuo, per la mia poca esperienza, mi ha insegnato a capire che le difficoltà in fase di combattimento sono tante e per uscirne non solo serve la tecnica, ma la tecnica collegata al “saper fare”. Per “saper fare” si intende ciò che ognuno di noi è capace a fare, a capire, in base all’esperienza maturata.
La tecnica si perfeziona, ma il “saper fare” è una caratteristica di ogni persona, che ci distingue dalle altre. In un forma diversa, posso dire, che viene insegnato il rispetto per gli altri e per l’avversario.
E’ poco il tempo in cui sono iscritto a questa disciplina, quindi non vorrei parlare della tecnica, che per me è da approfondire. Per ora mi limito a dire che ho imparato a difendermi in alcuni occasioni e come evitare alcune situazioni.

B. Tecniche di lotta mista (intesa come fusione di arti marziali).
Controllo del respiro e stato di calma.
A tentare di colpire a mani nude.

C. Ho imparato a gestire un attacco impostando una difesa efficace o un contrattacco sensato ed efficace e la conoscenza del combattimento a terra

D. Il corso di Individuo mi ha dato e mi da tutt’oggi la possibilità di avvicinarmi maggiormente alla realtà di una eventuale aggressione o combattimento, facendomi sentire maggiormente preparato sia dal punto di vista fisico, che dal punto di vista tecnico e mi aiuta a riconoscere prima eventuali avvisaglie o segnali.

E. A provare ad avere una visione integrata mente/corpo; l’importanza della gestione della rabbia e l’importanza del raggiungimento della calma interiore, sia finalizzata al combattimento, sia a vivere la propria vita e le nostre relazioni.
Il prevalere dell’astuzia e dell’intelligenza sulla mera forza.
L’importanza di non sottovalutare mai l’altro, abbandonando la propria presunzione di essere invincibili e onnipotenti.
Il profondo beneficio della meditazione e quindi anche quanto sia importante conoscersi ed essere consapevoli di chi siamo.

F. Che subire un’aggressione potrebbe trasformarsi in un combattimento e che bisogna essere pronti a combattere con tutte le “armi” a disposizione

G. A lasciar correre la mente nel combattimento

Grazie!

La pratica che caratterizza INDIVIDUO si basa sulla fusione tra sport da combattimento, sistemi da strada e arti marziali interne.
Ho appreso nel corso degl’anni che si deve prima imparare a combattere e poi si può pensare alla difesa personale, non può avvenire il contrario.

Ho praticato Krav Maga per molto tempo e con grandi esponenti del settore, ciononostante lungo il mio percorso di apprendimento e per le mie ambizioni, non è mai bastato studiare solo tecniche da strada.
Ciò che il Krav Maga mi ha lasciato è sicuramente il pensare fuori dalle regole sportive per cercare l’elemento sorpresa, anche se non credo molto alle tecniche di disarmo da coltello, pistola e bastone.
Il resto del mio bagalio tecnico deriva dallo sport: boxe, kick boxing, lotta, grappling e soprattutto MMA. Il tempismo e la combattività si sviluppano con la pratica negli sport da contatto, mentre i sistemi di difesa non lo possono proprio trasmettere. Se si tratta di scambiare colpi, anziché giocare d’astuzia, serve esperienza diretta e ore di sparring alle spalle.

Queste “discipline” sono la base della mia formazione marziale e durante gli anni di pratica, studiandole ed insegnandole, lentamente il mio corpo e il mio istinto hanno cancellato lo spazio mentale che le rendeva separate e ho iniziato a vedere uno scenario più ampio che io ora chiamo INDIVIDUO. Nella sola improvvisazione riconosco espressione libera mentre tutto il resto lo considero studio.
Il mio pensiero quotidianamente si modifica e analizza il combattimento in forma libera senza regole, senza ristrettezze e senza schemi prefissati, affinando ciò che ritengo utile, che può essere inteso anche come la somma di tutte le conoscenze e degli automatismi maturati sull’argomento.
Il risultato è una lotta atta a rendere inerme in ogni modo e con ogni mezzo il “nemico”.
Per fortuna questa brutale sintesi, che pur ha bisogno di conoscenza profonda, ha a che fare unicamente con l’aspetto esteriore di INDIVIDUO.
La consapevolezza è l’aspetto interiore, ciò che rende ogni cosa sensata, ogni aspetto giustificabile e ogni allenamento un momento di crescita.
Senza una filosofia, senza sostanziose fondamenta e senza etica morale, tutto potrebbe sfociare in violenza ingiustificabile o vanità.
Nelle ore di INDIVIDUO non si cerca confronto diretto, ma l’analisi e il “sentire”, nonostante l’obbiettivo sia quello di trovare la forza necessaria per vincere uno scontro.
La conoscenza entra in profondità abbandonando il bisogno di considerare la violenza; quando si annulla il bisogno di affermarsi sugl’altri scompare il bisogno di combattere.
Tuttavia bisogna sapersi proteggere perchè, seppur l’obbiettivo non sia generare altra violenza, è obbligatorio non subirla inermi. Questa è la sintesi di ciò che io intendo come difesa personale.
Addestrarsi non per vincere, né per combattere, ma per non doverlo mai fare. Essere pronti non significa doverlo fare, significa saperlo fare.
Sapersi difendere in maniera effeciente equivale a vivere in pace, la guerra non ha equilibrio né vincenti, lascia solo dolore, sia essa rivolta ad altri o a sé stessi.
Le ore di allenamento di INDIVIDUO si basano sullo studio di sé stessi.
Ciò che l’addestramento al combattimento ci consente di fare è proprio imparare a conoscerci.
Sperimentando, improvvisando si cerca di adattare i movimenti appresi alla circostanza momento dopo momento. Il bisogno di sperimentare deve essere sempre stimolato anche se fosse solo per gioco.
Secondo alcune culture antiche la “via” del combattimento rappresenta una primordiale strada per scoprire sé stessi. Imparare a combattere ci aiuta a sentirci più sicuri; esiste un vecchio detto, che in molti conoscono, e dice: “se vuoi la pace preparati a combattere” (si vis pacem para bellum).
La preparazione necessaria per combattere, e questo lo sport lo insegna bene, si basa unicamente sul sacrificio, che apparentemente sembra solo sofferenza inutile, ma che in realtà rende migliori.
Ogni sacrificio ci rende fieri di noi stessi. L’avversario nello sport non è mai il nemico, ma un metro di misura, una figura di massimo rispetto grazie alla quale ci è possibile imparare sperimentando.
Questo pensiero di rispetto verso il nemico, che nasce con i Samurai è ciò che io ritengo necessario per progredire.