INDIVIDUO è il risultato della mia esperienza diretta nel mondo del combattimento. Il risultato di ciò che ho capito ed appreso in oltre 20 anni di pratica quotidiana.
Ho iniziato il combattimento in giovane età e sperimentato nel tempo molte forme e stili differenti.
Non mi ritengo un campione e non lo sono, non mi ritengo speciale e non lo sono.
Mi ritengo uno studioso del combattimento, in perenne ricerca e in continua autoanalisi.
Ho approfondito gli stili che sono più contemporanei a me, e approcciato a quelli più tradizionali per sviluppare un lato interiore e per cercare il significato più profondo, l’etica e la spiritualità di ciò che faccio e di ciò che insegno.

Sono stato un combattente e ho fatto esperienza in diverse discipline, attualmente sono un allenatore e coach di MMA,K1, Kick boxing e Grappling.
Ho 15 anni di esperienza nel Krav Maga Israeliano, ho studiato le filosofie del JKD di Bruce Lee e pratico meditazione quotidianamente.

INDIVIDUO in termini tecnici è l’unione di ciò che ogni giorno apprendo negli sport da combattimento, e di ciò che ho appreso combattendo; è il risultato di anni di lavoro nella sicurezza e di esperienze dirette in situazioni di strada.
La mia vita ha tutta un insieme di situazioni che mi hanno portato a conoscere e poi ad insegnare il combattimento.
Ma soprattutto per me INDIVIDUO è una domanda:
“Come combatteresti senza regole contro un avversario preparato?”

Questa domanda non ha una risposta che si possa schematizzare in gesti concreti. E’ più una domanda che comporta la responsabilità di essere. Essere presente, quieto, attento, cordinato, tempestivo, conservatore.
E’ la matura concezione che la violenza genera violenza e che limitarla, circoscriverla, pur conoscendola e pur studiandola attentamente, sia il fine ultimo di ogni minuto di addestramento.

INDIVIDUO è l’etica e la morale con cui combatto le debolezze e le tentazioni della natura umana.
E’ filosofia di vita e silenzio meditativo. E’ la ricerca di una pace interiore e di una centratura spirituale.
E’ la ricerca di una mente concentrata, attenta e controllata.

In termini pratici INDIVIDUO è amore per il movimento, per l’analisi del gesto, ma anche e soprattutto la necessità di affinare affinchè questo diventi pratico.
E’ la passione per l’armonia e per l’estetica del movimento.

INDIVIDUO è l’umiltà di non sentirsi mai superiori, mai certi, ma sempre intelligentemente aperti al cambiamento. E’ la volontà di una presenza attenta alla costante mutevolezza della vita.
E’ la consapevolezza di essere vulnerabili e di non poter vincere sempre e in ogni caso, e la concreta esperienza che ci si può far male. Senza idoli da emulare, senza confronti da ricercare.

Sono convinto, anzi ho imparato, che quando le emozioni entrano in gioco le capacità vengono meno. Se voglio far funzionare quello che conosco devo imparare ad essere imperturbabile sempre e sempre di più. Solo così centro me stesso e aiuto gli altri.

Quindi per te che mi leggi con pazienza fino a questo punto dico che INDIVIDUO è per me una via per imparare a vivere in armonia con me stesso. Usando l’analisi del combattimento metto in discussione tutte le amarezze della vita. Semplicemente perché il combattimento ha necessariamente il bisogno di utilizzare il controllo dell’ego per affermarsi ed evolversi sotto ogni aspetto. E l’ego è il male che peggio opprime lo stato estetico e spirituale di questa attuale società egoistica. INDIVIDUO si basa sulla condivisione.

Mi chiamo Luca Calzolari e INDIVIDUO è il mio metodo di allenamento maturato in oltre 20 anni di esperienza diretta nel mondo dello sport da combattimento e della difesa personale.
INDIVIDUO si occupa di approfondire lo studio del combattimento senza regole, nell’ambito dello scontro in “strada” e per farlo si centra soprattutto sull’ aspetto mentale, spirituale ed emotivo.
Ho chiamato INDIVIDUO il mio metodo di addestramento perchè è proprio sull’individualità che si basa la filosofia che lo sostiene.
Durante gli anni dedicati all’apprendimento e alla pratica del combattimento in tutte le sue forme (sportiva, marziale, per sicurezza personale o privata), dopo aver gareggiato nello sport e dopo aver militato per oltre 15 anni nelle principali federazioni di Krav Maga internazionali, il mio pensiero e il mio studio del combattimento si sono progressivamente sempre più dissociati dal comune metodo di allenamento usato nei corsi di difesa personale nelle palestre.

LE BUGIE SULLA DIFESA PERSONALE
Già da diversi anni ormai il bisogno di allenarsi per aumentare la propria sicurezza è in esponenziale aumento. Ma, se è vero che la domanda è aumentata, sarebbe saggio chiedersi dove nasce il bisogno di porsi questa domanda!
La risposta è ovvia: il profitto! E’ un’altro bisogno indotto!
Devi sentirti sicuro, devi imparare a difenderti!
Nel 2000 rimasi affascinato dal Krav Maga e allora davvero nessuno sapeva cosa fosse, dopo poco più di 15 anni l’Italia si è letteralmente popolata di esperti. Ci sono migliaia di insegnanti e decine e decine di federazioni pronte ad insegnarti come difenderti!
Un business indiscusso!
Nel mondo delle arti marziali mancava qualcosa di specifico inerente la difesa personale, e.. “eccalalà!” la soluzione.
Lentamente le informazioni si sono accatastate e le fondamenta si sono solidificate, ora sapersi difendere è un “must”.
Ma attenzione…
Il sottile gioco mentale che si cela dietro la menzogna fa perno sul trucco di solleticare l’ego umano.
Basta davvero poco per convincere una persona che sia facile reagire di fronte ad un attacco di coltello. Lo sono gli istruttori per primi perchè sono stati letteralmente addestrati a considerare questo argomento con leggerezza. Questi e altri centinaia di esempi legati a differenti tipologie di aggressione mi hanno indotto a pensare che tutto questo rasenti la follia.
La verità è molto più amara e poco si confà con l’imparare rapidamente a difendersi.
Come ho detto infinite volte, si è pensato al nemico come ad un deficiente senza capacità che più che un aggressore ricorda un compagno di allenamenti con il quale giochicchiare.
Tutte queste incertezze legate alle arti marziali già si erano rivelate con le arti tradizionali negli anni 60 ed ora si sono solo aggiornate ed addattate ai tempi nostri, ma la bugia alla base resta la stessa.
Davvero, non accendo più tv e youtube perchè ormai il rincoglionimento avanza ad un livello tale che anche una matura indifferenza fatica a sopportare.
Difendersi in tutta sincerità è un punto di vista, perchè la domanda dovrebbe essere più “adulta”: difendersi da cosa?
E’ deducibile che sapersi difendersi è proporzionalmente possibile in base all’entità del pericolo.
Senza vergognarsi troppo delle conseguenze si è giocato molto sulla difesa della donna e del più debole, portando lentamente a pensare che anche i bambini debbano sapersi difendersi. E si pure loro! tra una playstation e una merendina devono uscire da uno strangolamento.
Insomma vendiamolo proprio a tutti questo bisogno di difendersi.
Ma ora un’altra domanda….quanto funziona il prodotto acquistato?
In verità poco, nessuna statistica di successo. Solo promozione.
Vale poco come ogni prodotto di grande distribuzione: facilmente riconoscibile, di scarsa qualità e che fa poco bene alla salute.

ECCO I PERCHÈ:
Durante i corsi di difesa personale si risponde a situazioni specifiche oltre le quali è impossibile improvvisare, se lui fa così io faccio “cosà”. Le difese si applicano solo su attacchi specifici, ma non prevedono la continuità e cosa avverrà dopo, non calcolano l’imprevisto perchè si basano su movimenti prestabiliti. La codifica non prepara l’allievo all’improvvisazione, la principale abilità del combattente.
Ci si occupa di come reagire ad un problema cercando una soluzione rapida, piuttosto che allenare infiniti modi di ricevere lo stesso attacco, si tende a semplificare per convenzione, ma così facendo si annulla l’istinto e ci si affida a movimenti che intuintivamente risultano difficili. Si deve sperare che chi ci attacca lo faccia proprio secondo gli schemi allenati.
E’ l’equivalente di organizzare un dialogo a monte presupponendo che al momento del confronto verbale ci vengano date le risposte desiderate; senza quindi considerare che il senso del discorso si strutturerà in realtà proprio durante il dialogo stesso.
Durante le lezioni di difesa personale si usa allenare le persone ad agire sotto stress, ma così facendo le si agita maggiormente e le si allontana dal cercare il proprio equilibrio interiore annullando la capacità di vedere dentro l’azione.
Nessuno si comporta bene sotto stress e questo è un dato di fatto, le azioni sono sommarie e dettate dall’agitazione ed è molto difficile risultare precisi ed efficienti.
Si instaura la falsa credenza che sia sufficiente conoscere i movimenti giusti per uscire vincenti, senza dover combattere mai. Si crea una zona mentale di confort dentro la quale chiunque può disarmare e colpire efficacemente. Si crea uno spazio mentale fasullo che rende abili senza essersi mai confrontati veramente, senza sangue e senza esperienza diretta. Questi sono i presupposti con cui si pensa di poter affrontare l’aggressore, che invece molto probabilmente è cresciuto a suon di pugni fin da bambino e che ha un carattere aggressivo e temprato.

La realtà è che lo stile di vita moderno ci rende deboli, fisicamente poco elastici, mentalmente stressati, spiritualmente distanti. Non esiste un sistema che possa creare un guerriero moderno senza unificare corpo, mente e spirito. Non lo si forma con qualche trucchetto affascinante, nè tantomeno con un attestatino che ne garantisce il livello.
Le persone hanno bisogno di attenzioni personalizzate per raggiungere l’indipendenza, hanno bisogno di essere capite, si deve essere onesti quando si lavora con il confronto fisico, perchè l’ unica certezza è la vulnerabilità, troppo comodamente sostituita con la presunzione o con la speranza che mai si arrivi a dover testare fino in fondo quanto imparato.

INDIVIDUO
L’ allenamento in INDIVIDUO ha tre fasi:
La prima fase è dedicata al corpo e alla sua funzionalità, a tutti gli aspetti tecnici valorizzando i principi alla base del movimento.
La seconda fase è dedicata alla mente che gestisce il confronto. Partendo dal semplice gioco sino ad arrivare al combattimento totale.
La terza fase si occupa dello spirito, coltivando respiro e silenzio interiore.

“I N D I V I D U O”
di Luca Calzolari

INDIVIDUO si occupa del combattimento fuori dal contesto accademico e sportivo in forma individuale e non generica.
INDIVIDUO non è un sistema, non è un metodo e né uno stile predefinito.
INDIVIDUO è solo un nome utile a capire di cosa si sta parlando.
INDIVIDUO pone il praticante nelle condizioni di considerare la situazione di pericolo da un punto di vista obiettivo prima che pratico.
Partendo dalle certezza assodata che ogni tecnica esistente codificata di ogni stile è solo uno strumento, e che è l’essere umano che lo utilizza a renderlo funzionale ed efficiente, INDIVIDUO non si focalizza sulla “tecnica”, ma unicamente sulle “abilità” raggiunte dal praticante ad ogni distanza e in ogni area del combattimento.
INDIVIDUO si occupa della persona, non del metodo.
INDIVIDUO esiste per ricordare alle persone che è necessario considerare seriamente la possibilità di perdere in uno scontro fisico.
Tanto più sarà forte questa consapevolezza, tanto più ci sarà onestà con sè stessi e con il tempo dedicato all’addestramento.
INDIVIDUO mette a nudo le lacune sul piano fisico, atletico e psicologico, motivando il praticante a superare i propri limiti costantantemente; incrementando abilità e consapevolezza il praticante si presenta progressivamente sempre più idoneo ad affrontare le difficoltà di un’aggressione improvvisa.
INDIVIDUO mette in chiaro il punto di partenza sul piano fisico, mentale e spirituale del praticante, e lo pone in condizione di considerare questo aspetto sempre.
INDIVIDUO utilizza la VIA del combattimento per aprire un varco nella coscienza.

LUCA CALZOLARI ED INDIVIDUO:
Il combattere ha fatto parte della mia vita fin dai primi anni, quando avevo 10 anni feci per la prima volta a pugni, fu lì che imparai a reagire. Dopo un lungo oblio di ignoranza a 20 anni circa iniziai la boxe, poi passai al JKD, al Kali e Panantukan, poi al Krav Maga, al Vale Tudo, Luta Livre, MMA, lotta olimpica, Kick Boxing, Choy Lee Fut, Capoeira, Qi Gong, Taijiquan, alcuni degli stili menzionati li praticai supercifialmente altri invece molto più intensamente. Letteralmente appassionato, innamorato del sapere ho cercato ovunque per trovare un significato, una risposta. Feci il mio percorso agonistico e mi presi qualche soddisfazione, iniziai ad insegnare nel settembre del 2003 e da allora non ho mai smesso di farlo.
Dopo quasi 20 anni di pratica diretta nelle arti marziali, sistemi di difesa personale, sport da combattimento, dopo aver combattuto in strada e sul ring, dopo aver vissuto esperienze dirette di interventi sia da civile che nel mondo della sicurezza privata, posso dire a 40 anni di aver inquadrato un mio punto di vista sull’argomento.
Alcuni maestri mi hanno insegnato a muovermi rispettando i principi fondamentali, altri mi hanno insegnato a cercare me stesso nel silenzio e comprendere l’aggressività dell’ego.
Tuttavia i migliori maestri sono stati i miei allievi, quelli da cui ho imparato di più.
E’ con loro che ho passato e passo la maggior parte del tempo dedicato al combattimento; ed è con loro che ho dovuto usare me stesso per imparare. Attraverso le loro difficoltà ho dovuto capire cosa servisse di volta in volta per aiutarli. Questo è in definitiva la miglior scuola che io abbia mai frequentato, quella dell’altruismo.
Insegnare significa imparare. Nel prendersi cura delle difficoltà dell’ “individuo” si apprendono infiniti dettagli legati al movimento e al carattere.
Attraverso l’utilizzo del corpo si “passa” gioia di vivere, mentre insegno imparo qualcosa di fondamentale per me.
Il fine è combattere per limitare la violenza e questo paradossalmente avviene solo attraverso il sacrificio e la fatica.
Tuttavia il lato difficile è giustificabile quando l’obbiettivo è lavorare per essere il miglior sé stesso di sempre.
Ho deciso di chiamare le ore che dedico all’autodifesa nei miei corsi INDIVIDUO perchè questo nome serve a ricordarmi qual’è il mio vero obbiettivo in ogni presente.

ADDIO KRAV MAGA

Addio Krav Maga! Addio per sempre..
Questa mia scelta lascerà di stucco tutti i miei colleghi, tutte le persone e tutti gli istruttori che mi conoscono in Italia e all’estero.
Mi dispiace se inizialmente deluderò le loro e le vostre aspettative, ma è arrivato per me il momento di crescere, ed era da troppo tempo che desideravo farlo!
Alcuni si chiederanno quanto questo abbia senso, se sia o meno una mossa “furba”, ma per me è diventata ormai una necessità, un passo obbligato del quale sento di non poter più fare a meno.
Mi sento libero!
Libero di non dover sottostare ad una mentalità che non condivido più e nella quale sono rimasto intrappolato e dipendente per troppo tempo.
Dopo 13 anni di studio ed insegnamento del Krav Maga, dopo aver militato in molte federazioni italiane prima e internazionali poi è arrivato per me il momento di potare i rami secchi e guardare in faccia la realtà!
Penso che se in definitiva il fine mio ultimo sia quello di insegnare alle persone a difendersi in un combattimento per strada, devo prima di tutto essere sincero con loro e con le effettive possibilità applicabili che il sistema da me finora insegnato offre. Non posso più proseguire ad insegnare qualcosa che in prima persona non ritengo, a questo punto della mia maturazione individuale e professionale, sufficientemente valido ed applicabile.
Saluto e ringrazio tutti gli istruttori facenti parte del mondo del Krav Maga con cui ho avuto il piacere di allenarmi e collaborare nel corso degli anni.
Saluto e ringrazio tutti i maestri di Krav Maga che ho incontrato lungo la mia formazione.

I MOTIVI CHE MI HANNO PORTATO A QUESTA SCELTA?

Ho sempre considerato il Krav Maga come il metodo o sistema di difesa personale per eccellenza, quello più logico ed immediato nello scenario generale delle arti marziali ed è questo il motivo per cui ci ho investito tanto tempo e tanta attenzione.
Questa convinzione però si è spesso scontrata con un dubbio ricorrente: “tutto troppo facile”, ma soprattutto: “tutto troppo prestabilito” lui fa così, io faccio cosà! Mentre le mie esperienze dirette mi hanno sempre insegnato il contrario. Nulla è prestabilito e tutto può variare!
Migliaia di video su internet pubblicizzano istruttori super preparati, delle sottospecie di Rambo, che disarmano aggressori come se questi fossero dei dementi incapaci (i miei video fatti in passato non sono esenti da tale giudizio).
Ti metto in condizioni di fare un’ analisi quando guarderai il tuo prossimo video: “non limitarti a fermare l’attenzione su chi si difende, ma considera l’effettivo pericolo di chi attacca e la sua reale intenzione a fare male. Ti renderai conto che tutto viene scelto prima a tavolino, tu fai così e io ci costruisco la mia coreografia, ma se almeno una volta hai visto due persone infuriate fare a botte, ti renderai rapidamente conto che le cose non stanno così, che gli attacchi non sono così facilmente intuibili come si pensa e che applicare una qualsiasi tecnica in una situazione vera sia tutt’altro che facile”.
Si è istituita con il tempo la convinzione che l’aggressore sia un imbranato che le prende anche dalla più mingherlina delle praticanti e questo viene sempre più comunemente accettato….
Si è dato per certo che il sistema abbia in sé una qualche valenza superiore, valenza che trasuda verità presupposte e indiscutibili.
Falso! In uno scontro reale nulla è prevedibile e tutto si basa sull’ attitudine al combattimento.
Inoltre, chi pubblicizza se stesso con video e articoli riguardanti la difesa personale considera la scelta del tempo (e cioè l’azzeccare l’esatto istante in cui applicare il contrattacco) una cosa semplice quasi come bere un bicchier d’acqua.
Falso! Chi ha combattuto in strada o sul ring sa che il “timing” è la vera difficoltà della tecnica, qualunque essa sia e di qualunque stile o metodo di provenienza.
Ho avuto troppe volte davanti agl’occhi il dubbio che ciò che mi veniva insegnato fosse poco applicabile, ma mi sono sempre rifiutato di accettarlo nella sua semplice evidenza, perchè pensavo fosse più intelligente restare ad ascoltare ed imparare.
Ho fatto il mio percorso e non voglio “sputare sul piatto in cui ho mangiato”, credo tuttavia il Krav Maga sia una base come lo sia il Karate, il Kung Fu, ecc., ma che non sia la risposta definitiva.
Si è sostituito il nome difesa personale con il nome Krav Maga in Italia e questo fa pensare ad un successo indiscusso, ma se così fosse le aggressioni dovrebbero essere dimuite, limitate…ma non è così!
Ciò che maggiormente mi ha convinto ad intraprendere questo passo è la convinzione che si è instaurata nella mente di tutti i praticanti. La fasulla certezza che di fronte ad un’aggressione tutto sia semplice da risolvere. Si è erroneamente creata la convinzione che difendersi sia facile, ci si è convinti che la tecnica sia la chiave risolutiva, quando chi attacca non sa neanche cosa sia una catena cinetica, ma che tuttavia l’impeto e la volontà che applica nel colpire rendono il suo attacco pericoloso e tutt’altro che intuibile.

COME ALLENARSI SENZA IL KRAV MAGA?

Bisogna liberarsi di tutte le catene mentali se si vuole essere liberi!
Se ci si affida ad un sistema si cade vittima della codifica, mentre la realtà si manifesta imprevedibile, incalcolabile, ma soprattutto non può essere codificata a monte, semplicemente perchè non posso sapere cosa ha in testa chi mi attacca e che certamente cercherà di sorprendermi. Le variabili di un attacco improvviso rendono l’ intuizione dubbia, specie se non si concepisce il fattore della continuità.
Il tutto si definisce in una parola adattabilità, quando penso alla svolta che avrà d’ora in poi il mio percorso, mi riaffiorano alla mente parole che lessi oltre 20 anni fa; parole pronunciate da quello che considero il più sincero dei maestri: Bruce Lee, il quale aveva intuito la vera via, la vera scappatoia. “L’individuo è più importante di qualsiasi metodo o sistema”.
Io ho intenzione di occuparmi dell’ individuo!
Nessuno individuo è uguale ad un’altro e nel mondo in serie di oggi, tutti uguali, tutti in fila, la difesa viene venduta come cibo in scatola, preconfezionata da un grande marchio.
Io dico: impara a cucinarti da mangiare da solo. Quando ti accorgerai che la risposta che cerchi è fatta di sacrifici e non di scorciatoie, ti troverai finalmente davanti alla verità.
Potrai dapprima pensare che i diplomi, le cinture e i tanti attestati siano di valore, ma ricorda: mai sottovalutare chi ti sta di fronte, perchè senza diplomi appesi e passaporti marziali potrebbe essere colui che metterà fine alle tue convinzioni.
Sii umile con te stesso, riconosci i tuoi limiti e sforzati di superarli, non esiste altra strada, non esiste una scorciatoia. Tutti vogliono comprare il metodo per diventare invincibili, ma pochi accettano la cruda realtà di essere vulnerabili.
Se questo ti fa paura, sappi che sei finalmente entrato in “crisalide”! è il passo più importante, per una volta sei onesto e guardi il pericolo con gli occhi di un adulto.
Le abilità sono gli unici dogmi, l’umiltà di non sentirsi superiori a nessuno dà la coscienza di non sottovalutare mai.
La distanza sarà la mia legge, la continuità la mia certezza, la gestione del grado di azione (quanto infierire) la mia etica e la mia morale.
Per il resto tutto deve essere sempre messo in discussione e non lascerò mai più a nessuno la completa autorità sull’argomento perchè come disse Bruce:”Abbiamo solo due mani e due gambe e quindi esiste un solo modo per combattere!”

LA NECESSITA’ DI NON AVERE UN NOME:

Io continuerò ad insegnare difesa personale, ma non lo chiamerò più Krav Maga, non userò più quelle tecniche. Mi concentrerò unicamente sul momento, perchè è questo che devo fare, devo restare fermo sul presente come se il tempo non esistesse, come se il tempo fosse solo un istante mutevole ed illimitato.
Non sento il bisogno di creare un nuovo sistema, nuove tecniche, nuove idee.
Non sento la necessità di aggrapparmi al passato rimpastando ciò che ho usato fino a ieri. Combattere significa essere presenti, e questo può bastare, non serve dare un nome a tutto questo.
Serve solo essere di esempio per chi ha bisogno di aiuto; questo dovrebbero fare i miei colleghi quelli che come me hanno dedicato la vita a capire e ad imparare la VIA del combattimento.